No Cap, in provincia di Foggia altri 15 braccianti regolarizzati

Redazione
No Cap, in provincia di Foggia altri 15 braccianti regolarizzati

No Cap, in provincia di Foggia altri 15 braccianti regolarizzati. Questa settimana sarà la prima settimana di lavoro vero per 15 ragazzi tirati fuori dai ghetti e liberati dalla schiavitù.

L’associazione No Cap li ha strappati al sommerso

Alcuni erano già ingaggiati dai caporali privi di documenti, senza neanche il permesso di soggiorno. Sono sottoposti alla visita medica e regolarizzati.

Lavoreranno in un’azienda di Rignano Garganico, Prima Bio, che ha aderito alla filiera etica. Un’altra azienda è pronta ad entrare nel circuito.

L’obiettivo è espandersi il più possibile, anche nella grande distribuzione, dove oggi c’è Megamark (Dok e Famila).

Martedì pomeriggio Yvan Sagnet, l’attivista presidente dell’associazione internazionale NoCap, fresco di cittadinanza onoraria a Lecce, ha preso il treno ed è arrivato a Foggia.

Per incontrare a Borgo Mezzanone alcuni dei braccianti che saranno assunti secondo quanto previsto dal decreto Rilancio. Ultimamente così ne hanno regolarizzati una cinquantina in tutta Italia.

Le parole di Sagnet

“No Cap ha assunto questo impegno nonostante i costi perché le nostre aziende spendono tantissimi soldi per regolarizzare queste persone, perché la legge è stata fatta così”.

Ma la dignità dei lavoratori per le imprese della filiera viene prima del portafogli. Ieri, accompagnato da Francesco Strippoli, responsabile dell’associazione in provincia di Foggia.

Ha presenziato a una riunione a Casa Sankara, la foresteria della Regione Puglia, con una squadra che già sta lavorando.

No Cap si occupa anche di fornire scarpe, tute e altri presidi. Gira con un van acquistato con i fondi del bando regionale per il trasporto dei lavoratori stagionali.

Un anno di No Cap

Il progetto è partito esattamente un anno fa. Il bilancio è estremamente positivo. Lo dimostra Yvan Sagnet, numeri alla mano.

“Da un anno a questa parte No Cap ha assunto circa 400 lavoratori in tutta Italia, sottratti alla criminalità e allo sfruttamento dei caporali.”

“Abbiamo dato un alloggio a circa 150 persone, abbiamo assunto 50 donne italiane vittime di caporalato, perché come sapete siamo di fronte a un fenomeno trasversale che non colpisce solo gli stranieri.”

“Abbiamo dato la possibilità ad una trentina di imprese agricole italiane di fare reddito, senza le vessazioni della grande distribuzione. Perché abbiamo un soggetto della catena che rispetta il prezzo dei prodotti e degli agricoltori. E poi abbiamo coinvolto migliaia di consumatori che hanno acquisito consapevolezza grazie al nostro progetto”

L’appello alle imprese

“Noi speriamo che più aziende possibile si facciano avanti. Perché il tema della legalità, del rispetto dei diritti è un tema di civiltà.”

“E le aziende devono capire che non c’è futuro dentro un’agricoltura che sfrutta. Il futuro è legalità, imprese sane e responsabilità sociale di impresa”.

Cancellare i ghetti

“Per noi non è difficile se c’è la volontà dello Stato, se ci fosse potremmo farlo da un giorno all’altro. Il problema è che manca la volontà da parte delle istituzioni.”

“Gli alloggi ci sono, ci sono strutture disabitate in questo territorio che possono essere messe a disposizione dei lavoratori stranieri. Con la volontà di tutti si possono smantellare i ghetti e trovare un’alternativa adeguata”.

Mariagrazia Veccaro

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