Operaio aggredito e ucciso da due fratelli
Operaio aggredito e ucciso da due fratelli. Un operaio è morto questo pomeriggio dopo essere stato aggredito all’interno di un’azienda nel Reggiano. L’omicidio sarebbe avvenuto per mano di due fratelli, anch’essi dipendenti della ditta.
Sul posto sono giunti i carabinieri della compagnia di Guastalla
L’allarme è scattato questo pomeriggio quando è stato chiesto l’intervento del 112 all’interno di un’azienda metalmeccanica di Codisotto di Luzzara, in provincia di Reggio Emilia.
È qui che si è consumato l’omicidio di un operaio, un uomo di nazionalità indiana la cui identità non è ancora diffusa dalle forze dell’ordine. La vittima, secondo una prima ricostruzione effettuata grazie al racconto di diversi testimoni, sarebbe stata aggredita e uccisa da due fratelli.
I due fratelli già fermati dai carabinieri
I due sarebbero suoi connazionali e dipendenti come lui della stessa azienda. Inutile l’intervento dei soccorritori giunti sul posto con due ambulanze. Per l’uomo non c’è nulla da fare e non è stato possibile fare altro che dichiararne il decesso.
Troppo gravi le ferite riportate in seguito all’aggressione. Sulla dinamica dell’accaduto stanno ora indagando i carabinieri della Compagnia di Guastalla e del nucleo investigativo. I due presunti responsabili, stando a quanto si apprende, sarebbero fermati dai carabinieri, coordinati dalla Procura di Reggio Emilia.
Uccisa e bruciata: ergastolo e isolamento diurno per l’ex
La Corte d’Assise di Bologna, presieduta da Domenico Pasquariello, ha condannato alla pena dell’ergastolo con isolamento diurno di quattro mesi, il 42enne marocchino M’hamed Chamekh, ritenendolo responsabile dell’omicidio dell’ex compagna Atika Gharib, 32 anni, trovata carbonizzata in un casolare abbandonato a Castello d’Argile, nel Bolognese.
La donna è trovata morta il 2 settembre del 2019.
La Procura di Bologna, con la procuratrice aggiunta Lucia Russo e il pm Tommaso Pierini, aveva chiesto l’ergastolo con isolamento diurno di tre mesi. La Corte ha stabilito inoltre una serie di risarcimenti per le parti civili.
150mila euro di provvisionale per ciascuna delle due figlie della donna, 20mila euro per i fratelli e le sorelle, e 100mila euro per i genitori. Risarcimento di 20mila euro anche per l’Udi, Unione donne italiane. I familiari delle 32enne erano assistiti dall’avvocata Marina Prosperi. (ansa.it)