Operaio precipita da ponteggio e muore

Redazione
Operaio precipita da ponteggio e muore
foto repertorio

Operaio precipita da ponteggio e muore. Un operaio di 52 anni, marocchino, è morto nel cortile interno di un palazzo di via Losanna a Milano cadendo da un ponteggio da un’altezza di circa 15 metri.

Era impegnato nella tinteggiatura della facciata quando, per motivi da accertare, ha perso l’equilibrio usando le funi di sostegno. Inutili i soccorsi del personale del 118 e dei Carabinieri. L’operaio è  morto sul colpo.

Le indagini per ricostruire la dinamica e verificare il rispetto delle condizioni di sicurezza sono affidate agli ispettori dell’Ats. Quella degli incidenti sul lavoro è un’emergenza che non accenna a finire.

Il 2021 si è concluso con numeri impressionanti per quanto riguarda gli infortuni mortali con oltre 1300 vittime. Come rilevano i dati Inail, il trend non accenna a diminuire nei primi sette mesi del 2022. Sono 441.451 gli infortuni (+41,1% rispetto allo stesso periodo del 2021).

In crescita le patologie di origine professionale: 36.163 (+6,8% rispetto allo stesso periodo del 2021). Gli incidenti con esito mortale sono stati 569, (-16%) dato influenzato dalla minore incidenza di morti da Covid-19.

Vedova segregata in casa per 22 anni

«Ostaggio per oltre 22 anni del fratello e della cognata. Che per tutto il tempo l’hanno segregata in una stanza senza riscaldamento, senza mai vedere un medico e senza mai poter uscire da sola: nemmeno per andare a pregare sulla tomba del marito.

Sono stati i Carabinieri del Comando provinciale di Campobasso a mettere fine all’incubo vissuto da una donna, oggi 67enne, di Bojano, liberandola e collocandola in una struttura protetta. A inchiodare i due aguzzini alle loro responsabilità il racconto – «lucido» e «preciso», assicurano gli investigatori – della vittima.

Tutto comincia nel lontano 1995 quando la donna, all’epoca 40enne, resta vedova e per non vivere il dolore in solitudine accoglie l’invito del fratello che si offre di ospitarla e di metterle a disposizione quella che era la stanza degli anziani genitori.

I primi anni di convivenza trascorrono tranquilli. Ma presto la donna inizia a diventare un peso ed è costretta a spostarsi in una camera ricavata di fianco alla legnaia, accessibile mediante una scala a chiocciola e dotata di un sistema di chiusura dall’esterno, che seppur rudimentale riesce benissimo nello scopo di impedire alla donna di uscire in assenza dei coniugi.

Un incubo iniziato alla morte del marito

Per anni non ha accesso a cure mediche, e solo sporadicamente viene accompagnata da una parrucchiera, «sorvegliata» a vista dalla cognata: proibito uscire da sola, e proibito fare anche solo due chiacchiere con qualcuno.

La svolta arriva qualche mese fa, quando qualcuno fa una segnalazione scritta ai Carabinieri che dapprima ne verificano l’attendibilità e subito dopo richiedono il supporto di personale specializzato.

La donna è accompagnata nella Stazione Carabinieri del posto e sentita dal maresciallo, alla presenza di un consulente nominato dalla procura di Campobasso: rassicurata del fatto di non dover far più ritorno in quella casa, denuncia vent’anni e più di privazioni e vessazioni psicologiche e fisiche.

Raccontando di aver subito percosse e schiaffi sia dal fratello sia dalla cognata, di aver avuto diritto di lavarsi nella vasca del bucato una sola volta al mese, di non poter utilizzare il bagno e di aver dovuto vivere al gelo nei mesi invernali.

La ‘resilienzà dell’anziana donna, sottolineano i carabinieri, è stata messa a dura prova negli anni, ma ha vinto la sua capacità di sopportare le gravissime privazioni subite, dalla libertà personale, a quella di parola e di autonomia, mostrando un desiderio di vivere ed uscire da tale situazione, cercando in ogni occasione di chiedere aiuto, con tentativi rimasti per troppo tempo inascoltati”.

Il comandante della Compagnia di Bojano nell’occasione ha sottolineato ancora una volta l’importanza di denunciare sempre e tempestivamente le violenze, ma anche di non far finta di niente, di ascoltare le eventuali richieste di aiuto, magari velate, di vicini di casa, conoscenti o semplici coinquilini e di rivolgersi alle forze dell’ordine, «perchè solo vincendo il muro dell’omertà si potrà costruire una società migliore che garantisca a tutti gli stessi diritti e ponga fine alle sopraffazioni».

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