Ospedali di Milano al collasso. Si rischia di morire in ambulanza o in casa

Redazione
Ospedali di Milano al collasso. Si rischia di morire in ambulanza o in casa

Ospedali di Milano al collasso. Si rischia di morire in ambulanza o in casa. Maurizio Viecca, primario cardiologia del Sacco, intervistato dall’Agi, denuncia che “non c’è più posto per i pazienti” e si rischia di tornare a quello che “accadeva in primavera”.

Per questo chiede interventi immediati: “Occorre immediatamente ridurre i contatti, sui mezzi pubblici anzitutto”

“Avanti così, si rischia di morire in ambulanza o in casa, come accadeva in primavera”.

Milano e la Lombardia stanno tornando alla situazione di marzo e aprile: Maurizio Viecca, primario di cardiologia al Sacco di Milano, chiede di intervenire subito, perché gli ospedali del capoluogo “sono al collasso, non c’è più posto per i pazienti”.

Oggi in città è salito a 1.092 il numero di nuovi contagi, ne sono accertati 2.708 se si considera anche l’hinterland

In tutta la Regione è superata per la prima volta quota 7mila nuovi casi in 24 ore (+7.558) con 40mila tamponi.

Male anche il numero dei posti letto occupati da pazienti Covid: sono tornati oltre i 3mila su tutto il territorio regionale (con un aumento di 300 ricoveri in 24 ore).

Il consigliere del ministero della Salute Walter Ricciardi ieri ha evocato un “lockdown per Milano e Napoli” alla luce dell’andamento dei contagi.

I sindaci di entrambe le città, Giuseppe Sala e Luigi de Magistris, hanno scritto una lettera indirizzata direttamente al ministro Roberto Speranza per chiedere dei chiarimenti.

L’ipotesi di chiudere del tutto il capoluogo lombardo è già stata scartata dal sindaco Sala, almeno per ora: “Per quello che osservo è una scelta sbagliata“.

“La crisi degli ospedali non dipende tanto dai posti liberi o meno, ma dalla mancanza di personale.

Tanti operatori sanitari si sono ammalati, in percentuali che in primavera non si era riscontrate perché a Milano il virus circolava meno”; spiega Viecca intervistato dall’Agi.

Secondo il primario, bisogna adottare subito delle soluzioni che permettano di evitare scenari ancora peggiori.

“Occorre immediatamente ridurre i contatti, sui mezzi pubblici anzitutto. Si deve aprire l’Area C a Milano, si devono utilizzare pullman privati a uso turistico”, propone Viecca.

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