Pamela Prati: svergognata pubblicamente, ho pensato al suicidio

Redazione
Pamela Prati: svergognata pubblicamente, ho pensato al suicidio

Pamela Prati: svergognata pubblicamente, ho pensato al suicidio. “La cosa che mi ferisce di più è che intorno a Roberto Cazzaniga si è formato un cordone di solidarietà, quando è successo a me sono stata messa alla gogna”.

Pamela Prati, 63 anni, torna a parlare di Mark Caltagirone, il personaggio poi rivelatosi inesistente con cui era a un passo dal matrimonio.

La vicenda del pallavolista milanese di serie B, che per 15 anni ha creduto di essere fidanzato con la super modella brasiliana Alessandra Ambrosio e invece era vittima di un raggiro ordito da una donna cagliaritana, è simile a quella dell’ex showgirl del Bagaglino nel 2019.

Storia raccontata nel libro “Come una carezza” (Cairo editore), “in cui ho deciso di spiegare come sono andate le cose, da quel maledetto ‘abbocco’ su Instagram”.

Quando ha scoperto la verità, racconta la soubrette al Corriere della Sera, “non l’ho mai detto prima, ma ho anche pensato di togliermi la vita. La fine di una storia è sempre un trauma.

Lo choc psicologico

Ma scoprire che una persona addirittura non esiste è uno choc psicologico. Quando ho realizzato che era tutta una finzione mi sentivo svenire, mi mancava l’aria. Una violenza psicologica terrificante”.

“Sono stata manipolata da due persone che conoscevano le mie fragilità – spiega -. Sono tantissime le persone che finiscono nella mia stessa trappola, e oggi il mio impegno è sensibilizzare l’opinione pubblica intorno a questo genere di truffe.

Ci sono anche tanti uomini che finiscono nella rete, personaggi noti compresi. In un certo senso, dopo che è accaduto a me, anche quelli che avevano vissuto il mio incubo non si sono più vergognati a parlarne”.

Caltagirone, o chi per lui, “ha agganciato nella mia parte più sofferente parlandomi di bambini malati e abbandonati, che lui aveva adottato e di cui si doveva occupare. Io che dai 2 ai 9 anni ho vissuto in orfanotrofio, sono andata in tilt”.

Ci sentivamo tutti i giorni

“Ci sentivamo tutti i giorni, con messaggi e soprattutto note audio – continua -. Aveva una voce calda, famigliare, mi corteggiava in modo dolce, quasi da figura paterna.

Un giorno quel sistema che mi ha manipolata mi porta in un bar, lì trovo un bambino che mi chiama ‘Mamma’ e mi abbraccia, io scoppio in lacrime e ci abbracciamo forte.

Era il bimbo delle foto e dei video che da mesi mi scriveva e mi chiamava mamma via messaggio. Ho scoperto che era un bambino assunto da un’agenzia di attori solo quando il castello di bugie è crollato e mi hanno detto la verità”. (Fonte unionesarda.it)

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