Papa Francesco in Iraq, incontro con l’Ayatollah Al-Sistani

Redazione
Papa Francesco in Iraq, incontro con l’Ayatollah Al-Sistani

Papa Francesco in Iraq, incontro con l’Ayatollah Al-Sistani. Il Papa, al suo secondo giorno in Iraq, ha incontrato il grande ayatollah Al Sistani. Il colloquio privato è andato avanti circa un’ora e si è trattato di un momento storico.

Perché è la prima volta di un incontro del Pontefice con un leader sciita. “L’importanza della convivenza pacifica” e “le grandi sfide dell’umanità” sono al centro dello storico incontro, rende noto l’ufficio del leader spirituale sciita in una nota.

Papa in Iraq: “Tacciano le armi qui e altrove”

“Durante la visita di cortesia, durata circa quarantacinque minuti, – spiega in una nota il portavoce del Vaticano Matteo Bruni- il Santo Padre ha sottolineato l’importanza della collaborazione e dell’amicizia fra le comunità religiose perché si possa contribuire al bene dell’Iraq, della regione e dell’intera umanità”.

“L’incontro – spiega ancora – è l’occasione per il Papa di ringraziare il Grande Ayatollah Al-Sistani perché, assieme alla comunità sciita, di fronte alla violenza e alle grandi difficoltà degli anni scorsi, ha levato la sua voce in difesa dei più deboli e perseguitati.

Affermando la sacralità della vita umana e l’importanza dell’unità del popolo iracheno. Nel congedarsi dal Grande Ayatollah, il Santo Padre ha ribadito la sua preghiera a Dio, Creatore di tutti, per un futuro di pace e di fraternità per l’amata terra irachena, per il Medio Oriente e per il mondo

Terminato l’incontro Bergoglio si è quindi diretto a Ur dei Caldei, una delle più antiche e importanti città sumeriche, situata a 24 chilometri da Nassiriya.

Najaf

Situata nell’Iraq centrale, a circa 160 km a sud di Baghdad, a 30 km dall’antica Babilonia, e a 400 km a nord della città biblica di Ur, Najaf è stata fondata nel 791 d.C dal califfo Harun al-Rashid, e il suo sviluppo è avvenuto per lo più dopo il X secolo.

Principale centro religioso sciita iracheno, meta di pellegrinaggio per gli sciiti di tutto il mondo, la città ospita la tomba di una delle figure più riverite dell’islam, Ali ibn Abi Talib, noto anche come Imam Ali, cugino e genero di Maometto e primo uomo ad essersi convertito all’Islam.

La tomba del primo Imam degli sciiti, collocata all’interno della Moschea Imam Ali, considerata uno dei luoghi più sacri dell’Islam, con la sua cupola placcata d’oro e le sue pareti ricoperte di oggetti preziosi, è situata nei pressi del centro della città.

Oltre alle moschee, ai santuari e alle scuole religiose, la città santa dello sciismo iracheno è nota per il cimitero Wadi al-Salam. Fuori dalle vecchie mura di Najaf, infatti, sopra un arido altopiano di sabbia si estende il cimitero più grande del mondo.

Accoglie una distesa infinita di tombe di profeti e fedeli. Gli sciiti credono che essere sepolti a Najaf, città sacra, garantisca l’ingresso in paradiso.

Al-Sistani

Nato il 4 agosto 1930 a Mashhad, in Iran, è leader della comunità sciita irachena e direttore della hawza (ovvero del seminario religioso sciita duodecimano) di Najaf. Figlio di un’importante famiglia religiosa, studia il Corano sin da piccolo.

A vent’anni lascia l’Iran per proseguire la sua formazione in Iraq, divenendo discepolo del Gran Ayatollah Abu al-Qasim al-Khoei ad Al-Najaf e guadagnandosi, con il tempo, il rispetto anche dei sunniti e dei curdi.

La sua interpretazione della rivelazione islamica quietista; che predica l’astensione delle autorità religiose dall’attività politica diretta, lo porta infatti ad essere un interlocutore riconosciuto da varie correnti politiche.

Nel 2004, sostiene le libere elezioni in Iraq. Dando così un contributo importante alla pianificazione del primo governo democratico nel Paese; mentre nel 2014 invita gli iracheni ad unirsi per lottare contro il sedicente Stato Islamico.

Più recentemente, nel novembre del 2019, quando la popolazione scende in piazza in segno di malcontento contro il carovita e l’instabilità politica nazionale, Al-Sistani invita manifestanti e polizia a mantenere la calma e a non far ricorso alla violenza.

Successivamente, chiede le dimissioni del governo e la riforma elettorale. Le sue richieste sono accolte: il primo ministro Adel Abdul Mahdi si dimette poco dopo, mentre a dicembre il Parlamento approva la riforma elettorale.

  •  

Redazione

La redazione de L'inserto, articoli su cronaca, economia e gossip

Modifica le impostazioni GPDR