Papà palermitano si toglie la vita: minacciato e vessato, sono indagati la figlia e il fidanzato
G. M., 48 anni, si sarebbe tolto la vita per le pressioni psicologiche e le richieste estorsive della figlia, all’epoca dei fatti 16enne, e del fidanzato che era 17enne
Papà palermitano si toglie la vita: minacciato e vessato, sono indagati la figlia e il fidanzato. G. M., 48 anni, si sarebbe tolto la vita per le pressioni psicologiche e le richieste estorsive della figlia, all’epoca dei fatti 16enne, e del fidanzato che era 17enne.
In una tragedia assolutamente sconvolgente, viene alla luce una famiglia distrutta e due minori accusati di reati molto gravi.
La vicenda, illuminata dagli atti dell’indagine condotta dalla Procura del tribunale per i minorenni, sotto la guida di Claudia Caramanna, rivela che G. M., un uomo di 48 anni, si sarebbe suicidato a causa delle pretese estorsive e delle pressioni psicologiche esercitate dalla figlia sedicenne e dal suo fidanzato diciassettenne.
Davanti alla giustizia minorile
Oggi, il giovane è maggiorenne ma risponde, al pari della giovane, davanti alla giustizia minorile. Entrambi sono accusati di estorsione aggravata e istigazione al suicidio in concorso e sono sottoposti a misure cautelari.
Attualmente, il giovane è in cella al Malaspina e la ragazza è in una comunità a Catania. La vicenda avrebbe avuto luogo nel quartiere palermitano del Villaggio Santa Rosalia.
Da quanto emerge dalla richiesta di rinvio a giudizio, viene fuori un quadro di disagio familiare, ricatti e minacce che l’uomo avrebbe dovuto sopportare per tre mesi, fino al momento della sua tragica decisione di togliersi la vita.
Un piano premeditato
Secondo gli inquirenti, tra dicembre 2023 e marzo dell’anno seguente, i due giovani avrebbero eseguito un piano premeditato, profittando del legame tra il padre e la figlia per estorcere denaro.
Le testimonianze e in particolare i messaggi trasmessi via smartphone indicano un modus operandi spietato e calcolato. I due avrebbero minacciato di violenze fisiche e umiliazioni se G. M. non avesse ceduto alle loro richieste.
Tra le numerose pretese, la figlia avrebbe avvertito G. M. che, in caso di mancato arrivo dei soldi, avrebbe smesso di frequentare la scuola provocando così l’intervento dei servizi sociali, ovvero “avrebbe perso una figlia”.
L’accusa sostiene che le minacce venivano soprattutto rivolte verso la sua instabilità emotiva, tra le quali figurano: “ti prendiamo a legnate”, “ti spariamo” e avvertimenti di calunnia e false accuse di violenza sessuale.
Il fidanzato appoggiava la fidanzatina
Il ragazzo sarebbe stato pronto ad appoggiare la fidanzata contro il padre. In un colpo di scena ulteriore, la ragazza avrebbe rivelato di essere incinta e minacciato il suicidio se non avesse ricevuto un adeguato sostegno economico dal padre.
La tragica vicenda ha avuto ripercussioni devastanti anche su altre persone coinvolte, come la madre di G. M., indicata come parte offesa nel procedimento.
Se i reati verranno dimostrati, potrebbero portare a condanne significative nonostante la minore età dei due imputati.
Attualmente la ragazza è difesa dagli avvocati Rosa Maria Salemi e Rosalia Zarcone e si trova in una comunità a Catania, mentre il suo compagno, assistito dall’avvocato Salvatore Ferrante, è detenuto nel carcere del Malaspina.