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Pensioni minime ferme a 603,40 € (+0,8 % di rivalutazione): ecco cosa cambia da gennaio 2025
L’inflazione 2024 porta a un adeguamento minimo: solo 1,90 € in più al mese per le pensioni al minimo. Chi guadagna di più ottiene meno rispetto al tasso reale.
La rivalutazione delle pensioni 2025, annunciata dall’INPS e confermata dal Ministero dell’Economia, è fissata provvisoriamente a +0,8 %.
Un tasso che sembra più un gesto simbolico che un reale aiuto contro l’inflazione, visto che i prezzi al consumo nel 2024 sono cresciuti in media del 5,4 %.
Per chi percepisce la pensione minima, l’importo mensile passa da 614,77 € a 616,67 €, cioè +1,90 € al mese, pari a circa 22 € l’anno
Un aumento che non copre neppure l’incremento del costo di due caffè al mese: un segnale della distanza crescente tra assegni previdenziali e spese quotidiane.
Rivalutazione a scaglioni: chi guadagna di più paga meno
Il meccanismo di perequazione non è uguale per tutti. L’aumento pieno dello 0,8 % si applica solo alle pensioni fino a 4 volte il minimo (circa 2.394 € lordi al mese).
Oltre questa soglia scatta una logica regressiva:
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Tra 4 e 5 volte il minimo → 0,72 % (90% dell’indice).
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Oltre 5 volte il minimo → 0,60 % (75% dell’indice).
Chi percepisce pensioni molto alte vede quindi una rivalutazione ridotta. L’obiettivo dichiarato dal governo è riequilibrare le risorse, ma per i pensionati resta il dubbio: perché chi ha versato di più dovrebbe recuperare meno del costo reale della vita?
Un piccolo aumento, un grande dubbio sul potere d’acquisto
Il problema non è tanto la formula, quanto il risultato concreto.
I prezzi della spesa alimentare, dell’energia e dei servizi sono aumentati in modo molto più significativo:
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Bollette luce e gas: +18 % nel 2025 secondo ARERA
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Carrello della spesa: +8 % su base annua (ISTAT, luglio 2025).
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Cure mediche private: ticket e visite in crescita del 6 %.
In questo scenario, i +1,90 € mensili appaiono come un’elemosina che non compensa la perdita di potere d’acquisto subita da milioni di pensionati.
Chi resta escluso o penalizzato
Non tutti beneficiano della rivalutazione. Restano fuori:
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I pensionati residenti all’estero con assegni superiori al minimo.
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Alcuni trattamenti assistenziali, che vedono incrementi più bassi.
Per esempio:
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Pensioni di invalidità civile: aumentano di circa +1,6 %, con importi che restano comunque inferiori a 350 €.
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Maggiorazioni sociali: incremento medio di 8 € al mese, insufficiente a coprire anche solo una bolletta domestica
Cosa fare (o chiedere): passare da spettatore ad attore previdenziale
Di fronte a importi così bassi, è fondamentale che i pensionati controllino i propri cedolini e pretendano i corretti adeguamenti.
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Verifica online: con SPID o CIE si accede al portale MyINPS, sezione Cedolino pensione, e si scarica il modello ObisM con l’aggiornamento della rivalutazione.
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Integrazione al minimo: chi percepisce meno del minimo (603,40 €) può fare richiesta se rientra nei limiti reddituali fissati per il 2025 (poco sopra i 7.300 € annui per i single e 14.600 € per i coniugati).
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Conguagli di fine anno: l’indice 0,8 % è provvisorio. A dicembre l’ISTAT comunicherà quello definitivo: potrebbero esserci piccoli arretrati o recuperi.
Confronto con gli anni precedenti e proiezioni future
Il dato più sconfortante arriva dal confronto storico:
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2023: rivalutazione al +7,3 %.
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2024: +5,4 %.
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2025: appena +0,8 %.
In tre anni i pensionati hanno perso almeno 12 punti percentuali di potere d’acquisto.
E guardando avanti, le previsioni ISTAT stimano un’inflazione al +1,7 % nel 2026. Se il meccanismo di rivalutazione non verrà riformato, la forbice con i salari e con il costo della vita rischia di allargarsi ulteriormente
L’Italia rispetto all’Europa
Il confronto internazionale non è più consolante:
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Germania: rivalutazioni calcolate con percentuali superiori all’inflazione reale, per garantire il mantenimento del reddito.
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Francia: adeguamenti automatici mensili, più rapidi e precisi.
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Italia: rivalutazioni lente e parziali, spesso a scapito dei pensionati medi.
Il rischio è che il nostro Paese, pur essendo tra i più longevi d’Europa, diventi anche quello con i pensionati più poveri.
Conclusione: una rivalutazione che non basta
I pensionati italiani aspettavano il 2025 come l’anno di una correzione forte alle loro pensioni. Invece arriva un +0,8 % che si traduce in pochi euro.
La forbice tra redditi e spese quotidiane si allarga.
È vero che per alcuni scaglioni più bassi il meccanismo cerca di proteggere chi ha di meno, ma resta il paradosso: chi vive di pensione continua a vedere i prezzi correre più veloci degli assegni.
L’INPS e il governo parlano di misure “in via di studio” per portare le minime a 1.000 € entro il 2027, ma senza certezze legislative resta solo l’attesa.
Box pratico – Come controllare la tua pensione oggi
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Accedi al portale MyINPS con SPID, CIE o CNS.
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Scarica il modello ObisM 2025.
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Confronta la voce “perequazione” e verifica se ti è stato applicato lo 0,8 %.
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Se mancano adeguamenti, rivolgiti al patronato o inoltra una segnalazione.