Pietrelcina: il Presepe Vivente, un tuffo nel passato

Scopri il Presepe Vivente di Pietrelcina in un viaggio nell’anno zero tra storia e spiritualità

Redazione
Pietrelcina: il Presepe Vivente, un tuffo nel passato

Pietrelcina: il Presepe Vivente, un tuffo nel passato. Scopri il Presepe Vivente di Pietrelcina in un viaggio nell’anno zero tra storia e spiritualità.

Scopri il Presepe Vivente di Pietrelcina in un viaggio nell’anno zero tra storia e spiritualità. Preparatevi a vivere un’esperienza unica e suggestiva con un tuffo nel passato, precisamente all’ “anno zero”, con il Presepe Vivente di Pietrelcina.

Dal 1987 questa tradizione trasforma il centro storico di questo incantevole borgo campano in provincia di Benevento, in  una Betlemme vivente, con una rievocazione del santo presepe che incanta visitatori di ogni età.

Un’atmosfera unica in Campania

C’è un grande cammello nella piazza della cittadina di Pietrelcina, in provincia di Benevento, e non è lì per caso. Lui come anche i due dromedari che troverete tra le vie del Rione Castello, sono stati portati qui per celebrare un evento che ogni anno allieta non solo tutti i pietrelcinesi, ma anche i numerosi visitatori che accorrono da tutt’Italia.

Il centro storico del paese è decorato con palme e cespugli di canne di paglia, banchi di frutta e verdura, ogni dettaglio è curato per trasportare i visitatori nell’anno zero, creando un’atmosfera magica che ci riporta all’epoca della nascita di Gesù.

Ed è proprio nel suggestivo Rione Castello, dove le strade si riempiono di scene di vita quotidiana ai tempi di Gesù, che si è dato il via al Presepe Vivente di Pietrelcina (27-28-29 dicembre).

Il mercato, i centurioni che pattugliano le vie, la tenda dei Re Magi, il banchetto di Erode e le botteghe artigianali, animano un percorso che culmina nella rappresentazione della Natività, ambientata nel lato inferiore della casa della famiglia Forgione, i genitori di Padre Pio.

Noi dell’Inserto.it siamo entrati sabato 27 dicembre, poche ore prima dell’apertura del palcoscenico, ed è stato possibile intervistare alcuni dei personaggi del presepe e chi lavora alla sua realizzazione.

Le voci dei protagonisti

Dietro il successo del Presepe Vivente ci sono le storie e l’impegno di oltre 200 figuranti, volontari e organizzatori. Tra loro, Rosario La Valle, di anni 52, residente a Pietrelcina, che interpreta un uomo che offre acqua agli assetati e che ci racconta: “Sono molto contento di far parte anche quest’anno del presepe vivente, il mio ruolo è portare l’acqua agli assetati. Una scena che rappresenta un gesto di bontà, come porgere una brocca d’acqua a un viandante oppure offrire da bere ai pellegrini in viaggio. Questo gesto si lega alle opere di misericordia e alla vita quotidiana ai tempi di Gesù.

Andando avanti troviamo Terige Di Iorio, 57 anni, che così ha risposto alle nostre domande:

  • È il suo primo Presepe?
    No, il dodicesimo.
  • Qual è il suo ruolo?
    Nel presepe sono un  fabbro. Quest’anno saremo nella scena io, mio figlio e la sua fidanzata, e come tutti gli anni ci dedicheremo a rendere quanto più reale la rappresentazione.
  • Secondo lei, cosa rende il Presepe Vivente di Pietrelcina unico rispetto ad altri?
    L’atmosfera che si respira nelle strade del presepe, i luoghi natali di Padre Pio e l’amicizia e la fratellanza tra noi dell’organizzazione: l’Associazione Presepe Vivente di Pietrelcina. Questo in un certo senso è la “Betlemme di Padre Pio”.
  • Come reagiscono i visitatori? 
    I visitatori tornano a casa stupefatti, letteralmente stupefatti.
  • Quanto tempo richiede l’organizzazione del Presepe Vivente?
    Ogni anno ci lavoriamo duramente per quasi tre mesi.
  • Quante persone vi partecipano tra volontari, organizzatori e figuranti?
    Siamo circa venti organizzatori, oltre 200 figuranti e moltissimi volontari.

Intervistiamo anche Mario Aucone, 65 anni, uno dei soci fondatori più anziani del Presepe Vivente che ricorda con evidente emozione: “Abbiamo iniziato nel 1986 nella palestra del convento. Ora, il Presepe non è solo una rappresentazione, ma una tradizione radicata che coinvolge tutta la comunità.”

  • Da quanto tempo si occupa di questa iniziativa?
    Mi occupo del Presepe Vivente sin dall’anno prima della sua realizzazione ufficiale. Lo mettemmo in scena per la prima volta nel 1986, nella palestra del convento.
  • Com’è nata questa iniziativa?
    Grazie a un’idea dell’ACR e della GIFRA. Poi si è tramutata in realtà qui, nei luoghi natali di Padre Pio.
  • Qual è il suo ruolo nel Presepe?
    Ho interpretato San Giuseppe in passato. Ora porto in scena Re Erode, il sovrano della Giudea al tempo della nascita di Gesù.
  • Perché, secondo lei, è importante rappresentare Re Erode?
    Erode il Grande era il re della Giudea al tempo della nascita di Gesù e la sua figura serve per contestualizzare l’oppressione dell’epoca e il pericolo che incombeva su Gesù. Nella narrazione biblica, infatti, è descritto come un sovrano crudele e autoritario.

Angelo Michele Cavalluzzo, 47 anni, anche lui nel comitato del Presepe Vivente di Pietrelcina ci tiene a snocciolare: “Partecipo da quando abbiamo fondato il Presepe vivente, dal primo anno, nel 1987. Quello che rende il Presepe vivente di Pietrelcina unico rispetto ad altri presepi viventi in Italia è  l’atmosfera magica, solo stando sul posto si può percepire.

Uno dei momenti più belli, per me, è l’apertura del sipario;  quando si apre il sipario si entra dentro quest’anno zero e lì rivivi tutte le emozioni che devono aver provato anche San Giuseppe e Maria.

Senza il Presepe, il paese si sente ormai vuoto.  La tradizione nacque 37 anni fa da noi ragazzi che all’epoca avevamo 15, 16, 18 anni e che non potendo fare una recita nel teatro che fu chiuso per il terremoto (il tragico terremoto dell’Irpinia n.d.r.), ci inventammo il presepe vivente. Quindi diciamo che dal disagio dovuto dal terremoto è nato poi un bell’evento. Da ogni situazione triste si può trarre un’opportunità”.

 Tanti i giovani, come Nicholas Girardi, 14 anni, venditore di stoffe nel Presepe, vivono con entusiasmo l’evento: “Partecipare è un’emozione unica, sento di far parte di qualcosa di speciale.”

Non mancano le donne del paese che con passione e costanza si dedicano all’evento. Tra loro Rosetta Iadanza, 55 anni, volontaria nel comitato del Presepe Vivente:

  • Che ruolo ha nel Presepe Vivente?
    Mi occupo dell’organizzazione e dell’allestimento del Presepe.
  • Cosa rende unico, secondo lei, il Presepe Vivente di Pietrelcina?
    Facciamo tutto al momento, niente è recitato. I visitatori passano ed entrano nella Betlemme dell’epoca. Inoltre, si respira un’aria di serenità e religiosità unica, perché l’ultima scena, quella della nascita di Gesù, si svolge nella casa natale di Padre Pio.

Belle e significative sono state le parole dette da Fra Daniele Moffa, il giovane parroco di Pietrelcina, durante l’intervista:

  • Qual è il significato che ha il Presepe Vivente, secondo lei, per la comunità locale?
  •  Per la comunità locale può avere tanti, tanti significati. Quello principale è di aggregare la gente. Il presepe riunisce la comunità, esprime la bellezza del Natale e rappresenta un simbolo di pace. È anche un modo per onorare Padre Pio, che amava profondamente il presepe e amava tanto Pietrelcina.
  • In che modo il Presepe Vivente contribuisce a riscoprire i valori cristiani?
    È una scuola di valori evangelici che sono i valori cristiani. Davanti al Presepe impariamo l’umiltà, l’umiltà di Dio. Davanti al Presepe impariamo ad inginocchiarci, ci conosciamo tutti i fratelli senza divisioni. Ecco, ci sono i pastori, che sono i poveri e gli umili, e ci sono i Re Magi, che sono i potenti del tempo. Tuttavia davanti al Presepe sono tutti uguali, non c’è distinzione. Quindi dal Presepe possiamo imparare la fraternità, cioè a vivere insieme da veri fratelli, senza disuguaglianze, senza divisioni. Non uno al di sopra dell’altro, no, ma tutti insieme, davanti a Gesù, davanti alla capanna di Betlemme.
  • Immagino che questo non sia il suo primo Presepe Vivente qui a Pietrelcina, qual è l’atmosfera che si respira durante l’evento?
    Questo è il mio settimo Presepe Vivente. E a parte la parentesi del COVID, l’emozione è tanta, soprattutto nel vedere i giovani e gli adulti lavorare con passione per realizzare il Presepe. È inoltre un momento di unità per tutti i gruppi della parrocchia. Vorrei ricordare questo aneddoto: durante gli anni del Covid, non durante la piena emergenza, ma successivamente, era stato dato il permesso per aprire il sipario del Presepe, poi solo qualche giorno prima si è stati avvisati dalla regione che non vi erano più i presupposti per dare il via all’evento. I ragazzi che avevano preparato quando ebbero la notizia scoppiarono a piangere davvero per tanto per il dispiacere. Perché loro ci tengono tanto, è vitale per loro, lo aspettano tutto l’anno.
  • A proposito del Covid, pensa ci sia stata una ripresa ora anche in termini di affluenza di visitatori per il Presepe?
  • Ma io penso che sia ritornato tutto come prima. Anzi dopo il Covid c’è più affluenza rispetto agli anni precedenti, perché forse la gente sta puntando di più a questi eventi anche spirituali e immersivi in un certo senso.

L’intera comunità, quindi, partecipa attivamente all’evento: circa 200 figuranti, dai 13 anni in su, interpretano i vari ruoli, indossando abiti storici curati nei minimi dettagli. Anche i neonati, provenienti da Pietrelcina e dai paesi vicini, si alternano nel ruolo di Gesù Bambino.

Nato in occasione dei cento anni dalla nascita di Padre Pio

Nato come iniziativa dell’ACR e della GIFRA, in occasione del centenario della nascita di Padre Pio, l’evento è oggi uno dei più importanti d’Italia, attirando ogni anno migliaia di visitatori.

Padre Pio amava profondamente il presepe, vedendolo come una rappresentazione viva e toccante del mistero dell’Incarnazione di Gesù. Per il Santo: “Il Presepe è una scuola di vita e di umiltà. Guardando quel Bambino impariamo ad amare, ad essere semplici, a essere umili. Davanti al presepe si contempla l’amore di Dio, che si è fatto bambino per avvicinarsi a noi, per insegnarci che la vera grandezza sta nell’umiltà. Il Natale non è altro che la celebrazione dell’amore di Dio, che nel presepe si fa carne per salvare le anime e attirarle a Sé.”

Padre Pio considerava il Presepe un luogo di riflessione e preghiera. Era solito incoraggiare i fedeli a costruirlo nelle proprie case, vedendolo come un simbolo concreto della vicinanza di Dio agli uomini e della famiglia come luogo di fede e comunione.

Oggi il Presepe Vivente di Pietrelcina è a tutti gli effetti, una celebrazione vivente di ciò che intendeva Padre Pio con le sue parole. L’evento attira una media di circa quattromila visitatori a ogni edizione.

La manifestazione ha anche un sito ufficiale, www.presepeviventepietrelcina.it, dove è anche possibile acquistare i biglietti (3 euro) dal 27 al 29 dicembre.

Paola De Palma

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