Preso l’ergastolano Pippotto. Era fuggito dal carcere di Perugia

Redazione
Preso l’ergastolano Pippotto. Era fuggito dal carcere di Perugia

Preso l’ergastolano Pippotto. Era fuggito dal carcere di Perugia. E’ durata quasi dodici ore la fuga di Domenico D’Andrea, 38 anni, conosciuto col soprannome di Pippotto. D’Andrea era evaso ieri mattina verso le 11 dal carcere di Capanne.

E’ stato preso intorno alle 23 in via Ettore Ricci, nella zona di Fontivegge, nascosto in un boschetto, non lontano dal comando regionale della Guardia di Finanza. Lo hanno preso gli agenti della questura.

Dodici ore di fuga in cui D’Andrea potrebbe aver raggiunto Perugia a piedi. Non è escluso che volesse avvicinarsi alla stazione di Fontivegge per cercare, magari il giorno successivo, di trovare un treno con cui lasciare l’Umbria.

Ma proprio le stazioni erano controllate con particolare attenzione nella caccia data all’ergastolano. Nelle ricerche impegnato anche un elicottero dei carabinieri. D’Andrea è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio volontario di un edicolante campano, avvenuto nel 2006.

Le ricerche

Le prime ricerche da parte di tutte le forze di polizia si sono concentrate in particolare nella zona di Capanne dove si trova la struttura detentiva. Impegnata, oltre ad alte forze, anche la polizia penitenziaria.

Domenico D’Andrea aveva scavalcato la recinzione del carcere nella zona dove poteva accedere per eseguire dei lavori legati ai benefici ottenuti per la buona condotta dopo dieci anni di detenzione. Norma prevista dal codice penitenziario.

Il detenuto evaso stava lavorando nell’area all’esterno del carcere di Perugia usufruendo dell’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario che prevede il lavoro esterno per detenuti e internati. Quanto successo è, ora, al vaglio degli inquirenti.

Chi è Pippotto

Domenico D’ Andrea, un tempo baby gangster conosciuto col nome di “Pippotto”, ha avuto la condanna per l’omicidio di Salvatore Buglione, l’ edicolante di via Pietro Castellino, quartiere Vomero,  a Napoli.

Senza attenuanti per la sua storia deviata, lui, capo di una banda che rapinava motorini al Vomero e all’Arenella quand’era appena un adolescente. Decine di rapine, una lunga corsa verso il baratro, a 13 anni ferito a una gamba da un carabiniere.

Condannato per omicidio volontario con l’aggravante dei motivi futili e abbietti. Mille euro. La rapina di Pippotto e degli altri tre imputati finì col colpo di coltello al cuore dell’ edicolante perché lui reagì.

Pippotto ha sempre raccontato di essere stato alla guida dell’ auto, ma di non essere sceso mentre i suoi complici aggredivano e poi uccidevano Buglione.

  •  

Redazione

La redazione de L'inserto, articoli su cronaca, economia e gossip

Modifica le impostazioni GPDR