Prostituzione: dal primo aprile anche le escort pagheranno le tasse

Il Fisco è intervenuto classificando la prostituzione con il codice Ateco: Servizi di incontro ed eventi simili

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Prostituzione: dal primo aprile anche le escort pagheranno le tasse
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Prostituzione: dal primo aprile anche le escort pagheranno le tasse. Il Fisco è intervenuto classificando la prostituzione con il codice Ateco: Servizi di incontro ed eventi simili.

Nel nuovo elenco Ateco per la classificazione delle attività economiche, è stato introdotto un inaspettato codice “hot“. Dal primo aprile, la prostituzione, inserita nei «Servizi di incontro ed eventi simili», è ora identificata da un codice Ateco, il numero usato dall’Istat per la classificazione statistica delle attività economiche.

Il codice specifico, “96.99.92”, comprende diverse attività legate alla vita sociale, tra cui servizi di accompagnatori e accompagnatrici (escort), agenzie di incontro e matrimoniali, la fornitura o organizzazione di servizi sessuali, la gestione o organizzazione di eventi e locali di prostituzione, oltre ad attività come incontri di speed networking.

La notizia è stata diffusa da Open, un giornale online, che ha scoperto la nuova classificazione nell’elenco delle «altre attività varie di servizi alla persona», preparato dall’Istat e operativo dal 1° aprile.

In Italia, la prostituzione non è considerata illegale

In Italia, la prostituzione non è considerata illegale, purché sia esercitata volontariamente da persone adulte capaci di intendere e volere. Tuttavia, lo sfruttamento e il favoreggiamento di tali attività sono reati perseguibili.

L’introduzione del nuovo codice Ateco potrebbe finalmente permettere alla prostituzione di uscire dall’ambigua zona grigia fiscale in cui si trova da tempo.

Tuttavia, c’è preoccupazione per un possibile conflitto tra questi codici e le leggi esistenti, dato che potrebbero involontariamente facilitare la regolarizzazione fiscale di attività che sono invece considerate reati.

La nuova classificazione potrebbe, infatti, permettere la regolarizzazione fiscale non solo delle attività di chi si prostituisce, ma anche dell’organizzazione di servizi sessuali, eventi o locali di prostituzione, configurando così reati di sfruttamento della prostituzione, punibili con la reclusione dai quattro agli otto anni e una multa tra 5mila e 25mila euro.

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