Quell’ultimo sfogo di Viviana: “Una matrigna nel bosco…”

Redazione
Quell’ultimo sfogo di Viviana: “Una matrigna nel bosco…”

Quell’ultimo sfogo di Viviana: “Una matrigna nel bosco…”. Ci sono ancora molti punti da chiarire sulla morte di Viviana Parisi. La mamma Dj scomparsa nel Messinese insieme al figlioletto Gioele, di soli 4 anni, lo scorso lunedì.

Dopo cinque di giorni di ricerche, il cadavere della donna è rinvenuto nei boschi di Caronia. A pochi passi dal viodotto dove era stata ritrovata l’auto. Con la quale si sarebbe allontanata da Venetico.

Tante le ipotesi al vaglio degli inquirenti

Ma la pista del suicidio, al momento, sembrerebbe quella più verosimile alla narrazione della drammatica vicenda. Dalle testimonianze di amici e parenti, infatti, pare che la donna soffrisse di una profonda depressione già dopo la nascita del bimbo.

Un dolore che spesso affidava ai social. “La strega cattiva, scappata nel bosco nel bosco per nascondersi”. Scriveva un mese fa su Facebook. Che fosse il preannuncio della tragedia?

La depressione e la paura del Covid

Una vita trascorsa tra dj set e locali notturni. Poi, la nascita del figlio Gioele che le aveva stravolto la vita. Viviana ”è una mamma speciale”, raccontava il marito Daniele. Nel suo ultimo appello alla compagna prima del ritrovamento.

E non vi è motivo di dubitare che lo fosse per davvero. Ma era anche una donna come tante. Vulnerabile al cambiamento indotto dalla maternità. E fragile come chiunque altro abbia portato in grembo una creatura per 9 mesi.

Da tempo, ormai, la sua mente era funestata da pensieri tormentosi. Che non le concedevano mai un attimo di tregua o relativa quiete. Poi, il sopraggiungere della pandemia.

Con i lunghi mesi di isolamento domiciliare per il lockdown. La paura del contagio, le avevano inferto il colpo definitivo. Così, quella sofferenza post-partum è tramutata in paura cieca. Paura del futuro per sé e per il suo amatissimo Gioele. “Come fossi stata chiusa in una bara di cristallo”, scriveva in un post.

“La strega cattiva è scappata nel bosco”

Forse Viviana aveva messo da conto la fuga già qualche tempo fa. Nessuno può dirlo con certezza. Fatto sta che quel messaggio dal tono inquientate comparso sulla sua bacheca nel mese di giugno risuona, ora più che mai, come il preludio della tragedia.

Il post

“Cinque anni fa i miei ormoni sono cambiati e gli ormoni di una donna sono veramente complicati e difficili da gestire. Alla nascita del mio cucciolo il suo mondo mi rapì. Sia con il cuore che con la mente.”

“Il mio tempo non lasciò spazio ad altri pensieri. Mi travolse. Prima di tutto mi coinvolse un senso di protezione quindi iniziai ad aver cura di tutto il suo grande universo… Fino a un anno e mezzo fa lo nutrii col mio seno.”

“Decisi poi a malincuore di non dargli più il mio latte nonostante ne avessi ancora. Proseguii con quello che mi prescrisse il pediatra. Così arrivò il primo distacco come quello del cambio dei quindici pannolini quotidiani al vasino e… quello del baldacchino alla culla più grande… La musica per me cambiò…”.

Dunque si sofferma sul momento di crisi vissuto circa due anni fa

“Io che…. poi due anni fa mi sono totalmente e completamente del tutto ancora più estraniata, allontanata, chiusa in un bunker. Precisamente e vi dirò cari amici che state qui in parte a leggere le mie emozioni… e come se avessi incontrato la matrigna cattiva e fossi scappata nel bosco nascondendomi dal mondo.”

“La musica? La musica e tutto ciò che facevo è diventata malvagia mi ha ” perseguitata” mi ha rinchiuso in una bara di ” cristallo”. Ho cercato di difendermi, ho cercato di proteggere me e il mio piccolo.”

“Ma alla fine è stato il mio cucciolo a darmi il TEMPO e a cliccare il tasto PLAY. A ridarmi il ” RITMO” pian piano …”, concludeva Viviana Parisi. Parole che oggi, alla luce di quanto accaduto, riecheggiano come l’eco lontano di un grido d’aiuto disperato.

Lo strazio del papà di Viviana

Non si dà pace Luigino Parisi, papà di Viviana. Da quando ha appreso la notizia della morte di sua figlia. Ha prenotato il primo volo disponibile dall’aeroporto di Torino per precipitarsi in Sicilia.

Sebbene l’ipotesi formulate dagli inquirenti conducano alla pista di un presunto suicidio, Luigino è di tutt’altro avviso.

Le sue parole

“Mia figlia non si sarebbe mai fatta del male, è troppo affezionata al figlio, a mio nipote. Le hanno fatto del male, l’hanno ammazzata”, dice con la voce rotta dal pianto a La Repubblica.

Il cuore già in frantumi del padre si incrina ancora un po’ quando pensa che a questa terribile storia manca ancora un tassello. Che fine ha fatto Gioele?

“Mia figlia è morta e mio nipote però non c’è? Qualcuno lo ha portato via? Se lo avessero attaccato gli animali lo avrebbero trovato morto. Avrebbero trovato almeno delle tracce. E allora dove può essere andato un bambino di 4 anni senza la sua mamma?”. Domande che per ora restano senza risposta.

“Ho interrotto una violenza una volta”

Nonostante il dolore straziante, Luigino cerca di mettere insieme i pezzi del puzzle. “Ma se tutti questi testimoni l’hanno vista allontanarsi a piedi, perché non l’hanno seguita? Qualcuno forse avrebbe potuto aiutarla”.

Lui, autista Gtt per 38 anni non si sarebbe tirato indietro. “Sono sempre intervenuto se c’era qualche problema. Ho fermato una violenza una volta.”

“Se qualcuno poteva aiutare mia figlia, forse non lo ha fatto. Forse non l’hanno cercata abbastanza. Forse ha incontrato nei boschi chi le ha fatto del male”. Fonte IlGiornale.it

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