“Qui ci sono 70mila contagiati”. ​La città inferno che preoccupa

Redazione
“Qui ci sono 70mila contagiati”. ​La città inferno che preoccupa

“Qui ci sono 70mila contagiati”. ​La città inferno che preoccupa. Negli ultimi giorni è stato più volte ripetuto che i dati reali riguardanti il numero dei contagiati dal nuovo coronavirus fossero molto più alti rispetto a quelli ufficiali consultabili nei tabellini quotidiani.

La conferma, l’ennesima, arriva dalla federazione dei medici di famiglia (Fimmg) di Bergamo: “Siamo certi che i dati ufficiali non corrispondono alla realtà. Dalle nostre stime attualmente nella nostra provincia circa 70.000 cittadini bergamaschi sono probabilmente infettati dal coronavirus”.

La Fimmg sottolinea inoltre come “i dati certi potremmo averli solo in futuro con dei test immunologici” e che per questo è dunque “poco utile fare dei ragionamenti sulla base dei risultati dei tamponi, laddove i tamponi di fatto vengono riservati quasi esclusivamente alle situazioni più critiche che accedono agli ospedali”.

Per quanto riguarda gli ospedali, “è purtroppo vero che alcune persone vi arrivano tardi; questo non dipende però da un ritardo nell’attivazione dei servizi di emergenza/urgenza da parte del territorio, bensì dalla indisponibilità di posti letto nei presidi ospedalieri”. La situazione è critica dal momento che “gli attuali pochi posti disponibili vengono riservati alle situazioni più critiche, mentre si tende a lasciare al domicilio gli altri pazienti apparentemente meno gravi”.

Il problema dei medici infettati

A detta della Fimmg “non si è capito da subito che questa non è solo un’emergenza intensivologica (ove ringraziamo per i miracoli fatti nell’aumentare i posti delle rianimazioni), ma è anche – o forse soprattutto – un’emergenza di sanità pubblica”. Come se non bastasse c’è un altro tema su cui fare luce: il contagio dei medici.

“Ad oggi – ricorda Fimmg – nella nostra provincia si sono ammalati 144 medici di famiglia e purtroppo 4 Colleghi (dr. Mario Giovita, dr. Antonino Buttafuoco, dr. Vincenzo Leone e in queste ore anche il dr. Carlo Alberto Passera) sono caduti sul campo. 200.000 cittadini bergamaschi in questo momento sono formalmente senza il loro medico di famiglia: in realtà questo numero è decisamente inferiore poiché quasi tutti i colleghi, nonostante debilitati dalla malattia, stanno lavorando 12 ore al giorno (spesso anche nel weekend) con consulenze telefoniche, ricette, certificati e prodigandosi direttamente per assicurare le visite indifferibili attraverso il coinvolgimento di altri colleghi e servizi”.

Arginare l’emergenza

Il messaggio lanciato da Fimmg si conclude con l’illustrazione di un progetto nato per arginare l’emergenza in corso: “Stiamo comunque attivamente collaborando con le istituzioni per provare ad arginare l’emergenza a livello territoriale. In queste ore è in fase di definizione con ATS Bergamo il progetto “Covid-Hotel” che permetterà un alleggerimento dei ricoveri ospedalieri meno critici e delle situazioni domiciliari non gravi ma delicate anche dal punto di vista sociale. Con Regione Lombardia invece stiamo definendo una modalità di sorveglianza attiva dei cittadini più fragili, anche con l’ausilio delle cooperative lombarde dei medici di medicina generale”.

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