Ragazza cacciata di casa dalla famiglia perché ama una donna

Redazione
Ragazza cacciata di casa dalla famiglia perché ama una donna

Ragazza cacciata di casa dalla famiglia perché ama una donna. Cacciata di casa a metà gennaio dalla famiglia perché gay. Malika, una ragazza di 22 anni di Castefiorentino (Firenze), è stata minacciata dai genitori con parole terribili.

“Se torni ti ammazziamo, meglio 50 anni di carcere che una figlia lesbica”, le hanno urlato. “Ti strappo il cuore”, si sente dire negli audio che la ragazza ha fatto ascoltare al sito Fanpage, messaggi vocali inviati dalla madre e dal padre dopo la confessione della sua omosessualità.

La ragazza si difendeva: “Non sono qui a non essere normale” ma niente è servito. I genitori le hanno impedito persino di andare a prendere i suoi vestiti. “Non è normale picchiare un figlio o insultarlo per quello che è o sceglie di essere.

Non normale è giudicare e additare il prossimo, non normale è prendersela con qualcuno solo perché è omosessuale”. E il sindaco Alessio Falorni adesso lancia un videoappello via Facebook alla giovane perché si metta in contatto con lui “al più presto possibile”.

“Tenterò”, dice, “con tutti i mezzi a mia disposizione di darle una mano. Come sindaco non permetterò mai che a Castelfiorentino una persona possa essere discriminata in questo modo fuori dalla realtà.

Trattata come una reietta

Cacciata di casa e trattata come un reietta solo perché innamorata di una persona dello stesso sesso. Ci sono dei valori e dei princìpi che vanno garantiti e difesi”. Il sindaco manda un messaggio anche ai genitori di Malika dicendo che “quando un figlio si innamora bisogna essere orgogliosi del sentimento che prova”.

Sulla vicenda intervengono i parlamentari del Pd Luca Lotti, Caterina Biti e Dario Parrini. “L’odio e la violenza che i familiari hanno rivolto alla ragazza sono raccapriccianti e dimostrano che non c’è più tempo da perdere.

Il Ddl Zan va approvato”, dicono. “Lo dobbiamo a lei, Malika, e a tutti coloro che si sentono in pericolo ad esprimere i propri sentimenti, che sono isolati, cacciati, aggrediti per la persona che amano.

È una battaglia di civiltà da condurre con tutte le nostre forze in Parlamento, ma è una battaglia che va vinta anche nella nostra società: ne va della vita delle persone e del nostro grado di civiltà come Paese”.

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