Reati contro Pubblica Amministrazione: 11 arresti, sequestrati 8,2 milioni

Redazione
Reati contro Pubblica Amministrazione: 11 arresti, sequestrati 8,2 milioni

Reati contro Pubblica Amministrazione: 11 arresti, sequestrati 8,2 milioni. Con l’accusa, a vario titolo, di aver commesso reati contro la pubblica amministrazione e contro il patrimonio, undici persone (tra le quali alcuni funzionari pubblici) sono state arrestate.

E, poi, poste ai domiciliari dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Matera. L’operazione vede impegnati cento militari delle Fiamme Gialle tra le province di Potenza, Matera, Taranto, Caserta, Roma, Milano e Torino.

Sono in corso sequestri per un valore totale di 8,2 milioni di euro.

Droga: operazione Fire; smantellata rete spaccio nell’Ennese

Una vasta operazione antidroga è in corso tra Barrafranca e Piazza Armerina, nell’Ennese, da parte della Polizia di Stato, che sta eseguendo una ventina di misure cautelari per spaccio di stupefacenti emesse dal Gip su richiesta della Procura della Repubblica di Enna.

Oltre 150 le persone impiegate con la partecipazione del Reparto volo, di unità cinofile per la ricerca di armi e droga, del reparto Prevenzione crimine e della Polizia scientifica della questura di Enna.

Nel mirino dell’operazione, denominata Fire, diverse reti di spaccio di stupefacenti che operavano nel territorio.

Dalle indagini della Squadra Mobile è emerso che un cliente degli spacciatori sarebbe stato sequestrato perchè non pagava il suo debito, ad un altro hanno dato fuoco all’auto ed alla porta d’ingresso della sua abitazione.

Mafia: boss davano spesa a poveri durante lockdown

Il capomafia palermitano Giuseppe Cusimano sarebbe stato il punto di riferimento per le famiglie indigenti del quartiere Zen e avrebbe tentato di organizzare una distribuzione alimentare per i poveri durante il primo lockdown del 2020.

Emerge dall’indagine della Dda di Palermo che oggi ha portato al fermo di 16 tra boss ed estortori del mandamento di Tommaso Natale.

Mafia: blitz contro clan Palermo, 16 fermi

La Dda di Palermo ha disposto il fermo di 16 persone accusate di associazione mafiosa; tentato omicidio, estorsioni, danneggiamenti, minacce aggravate, detenzione abusiva di armi da fuoco.

L’indagine, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi e dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e condotta dal Nucleo Investigativo dei carabinieri di Palermo, riguarda il “mandamento” mafioso di Tommaso Natale; e, in particolare, le “famiglie” di Tommaso Natale, Partanna Mondello e ZEN – Pallavicino.

Tra gli indagati anche un capomafia storico: Giulio Caporrimo che, tornato in libertà dopo una lunga detenzione, a maggio 2019, ha dovuto fare i conti con la nuova leadership di Francesco Palumeri, asceso al vertice del clan dopo la riorganizzazione degli assetti mafiosi.

Il boss, emerge sempre dall’inchiesta, contestava anche le decisioni assunte dai nuovi vertici del clan perché contrarie all'”ortodossia” mafiosa; e a una delle regole principali dell’organizzazione. Quella secondo la quale si è mafiosi fino alla morte e si mantiene il proprio incarico di vertice anche durante la detenzione.

Da Cosa nostra a Cosa come mi viene

Non considerando Palumeri un reggente, riottenuta la libertà, Caporrimo ha deciso di stabilirsi a Firenze per prendere le distanze dall’organizzazione che, nelle intercettazioni, arrivava a definire non “cosa nostra” ma “cosa come vi viene”.

L’allontanamento da Palermo del capomafia ha confermato la piena operatività delle decisioni prese dalla nuova commissione provinciale. E Palumeri, in quanto portavoce e vice del boss Calogero Lo Piccolo, figlio dello storico padrino Salvatore Lo Piccolo, ha acquisito il titolo per imporsi sul suo rivale.

Cosa nostra, organizzazione verticistica disciplinata da “regole” precise, si è trovata davanti a un bivio (Bivio è anche il nome dell’indagine). Accettare l’ organismo provinciale della commissione, oppure, rimettere in discussione tutto attraverso le persone più carismatiche nel tempo rimesse in libertà, come Caporrimo.

Dopo aver trascorso un periodo di isolamento a Firenze, Caporrimo l’11 aprile del 2020 è tornato a Palermo. Riuscendo in poco tempo ad accentrare nuovamente su di sé i poteri dell’intero “mandamento”; ed evitando gli spargimenti di sangue che pure era disposto ad affrontare.

Appoggiato dalla sua base mafiosa sul territorio (Antonino Vitamia – capo della famiglia di Tommaso Natale; Franco Adelfio – uomo d’onore di Partanna Mondello; e Giuseppe Cusimano – ai vertici della famiglia ZEN/Pallavicino); tornato a Palermo, ha dunque ripreso in mano le redini del mandamento.

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