Reggio Calabria: cinquemila tonnellate di rifiuti in un torrente, un arresto

I soggetti coinvolti nell'indagine sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti

Redazione
Reggio Calabria: cinquemila tonnellate di rifiuti in un torrente, un arresto

Reggio Calabria: cinquemila tonnellate di rifiuti in un torrente, un arresto. Brillante operazione dei carabinieri a Reggio Calabria. Quattro gli indagati.

Un soggetto è stato arrestato e messo ai domiciliari dai Carabinieri, mentre altre quattro persone risultano indagate nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Dda di Reggio Calabria riguardo un’organizzazione criminale accusata di aver gestito un traffico illecito di rifiuti.

Attraverso l’indagine, è stato scoperto che l’organizzazione ha sversato oltre cinquemila tonnellate di rifiuti speciali nel torrente Valanidi, uno dei corsi d’acqua che attraversano Reggio Calabria.

I soggetti coinvolti nell’indagine sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, disastro e inquinamento ambientale, attività di gestione di rifiuti non autorizzata e occupazione abusiva di suolo pubblico.

L’arresto è stato eseguito in ottemperanza a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Reggio Calabria su richiesta del Procuratore della Repubblica, Giovanni Bombardieri, e del Procuratore aggiunto, Stefano Musolino.

Sequestro preventivo del patrimoni

Il GIP di Reggio Calabria ha disposto il sequestro preventivo del patrimonio di un’azienda specializzata in demolizione e movimento terra, i cui titolari e dipendenti sono attualmente sotto investigazione.

Gli elementi sequestrati includono conti correnti, quote sociali, autocarri, mezzi d’opera, nonché alcune automobili di lusso. Gli indagati hanno un’età compresa tra i 35 e i 65 anni, con precedenti in materia ambientale e di associazione per delinquere di tipo mafioso.

Non è la prima volta che alcuni di questi individui finiscono sotto inchiesta. Alcuni di loro avevano già subìto misure antimafia in passato, come nel caso della società che operava nello stesso settore del trattamento dei rifiuti, che era stata confiscata poiché riconducibile alle cosche di ‘ndrangheta.

Le indagini sono state avviate a seguito di diversi sopralluoghi dei carabinieri sul torrente in cui erano stati illegalmente smaltiti i rifiuti, spesso compreso inerti provenienti dalle attività edili.

Minaccia alla salute pubblica

Un comportamento così investigato non solo rappresenta una violazione delle norme ambientali, ma costituisce anche una minaccia alla salute pubblica.

Pertanto, le autorità competenti stanno continuando a lavorare per garantire che gli imputati vengano perseguiti con tutti i mezzi a loro disposizione per evitare che simili attività criminali possano ripetersi in futuro.

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