Renzi, Prodi, D’Alema, Monti e Gentiloni: revocata la scorta
Restano sotto protezione Conte, Draghi e Meloni. Si attua una normativa approvata dal governo Conte II risalente al 2020

Renzi, Prodi, D’Alema, Monti e Gentiloni: revocata la scorta. Resta sotto protezione l’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Si attua una normativa approvata dal governo Conte II risalente al 2020.
A partire dal 1° gennaio 2026, cinque ex presidenti del Consiglio italiano — Paolo Gentiloni, Matteo Renzi, Mario Monti, Romano Prodi e Massimo D’Alema — perderanno la protezione fornita dai servizi segreti (AISI).
Questa decisione, comunicata dal sottosegretario Alfredo Mantovano, si basa su una circolare emanata durante il governo Conte II, mai attuata fino ad ora, e su un decreto presidenziale del 2020 che ha previsto una revisione generale dei dispositivi di tutela, con la progressiva cessazione della protezione speciale a favore del regime ordinario gestito dal Ministero dell’Interno.
Giuseppe Conte e Mario Draghi non subiranno modifiche poiché non usufruivano di tale scorta, mentre la protezione per l’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni resterà invariata secondo la normativa vigente.
Le critiche di Matteo Renzi
Matteo Renzi ha espresso forte critica verso la gestione della comunicazione, lamentando la pubblicazione non autorizzata della lettera riservata e accusando Mantovano di un uso arbitrario delle istituzioni, paragonandolo a regimi autoritari.
Ha inoltre annunciato la rinuncia alla scorta del Ministero dell’Interno, contestando le motivazioni ufficiali sulla necessità di risorse per l’AISI, che ritiene infondate.
Renzi ha esteso le sue critiche al governo Meloni, accusandolo di strumentalizzare le istituzioni e di gestire in modo distorto strumenti di sicurezza e risorse statali.
La revoca, insomma, della protezione speciale agli ex premier del centrosinistra segna una riorganizzazione delle misure di sicurezza che ha suscitato reazioni critiche, soprattutto da parte di Matteo Renzi, il quale contesta sia le modalità di comunicazione sia le motivazioni alla base della decisione, denunciando un uso politico e improprio delle istituzioni e delle risorse pubbliche.