Richard Gere contro Matteo Salvini

Redazione
Richard Gere contro Matteo Salvini

Richard Gere contro Matteo Salvini. Il prossimo 7 luglio si terrà la nuova udienza del processo a Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e di rifiuto di atti d’ufficio, per la vicenda dell’Open Arms, la Ong colma di migranti

Che l’allora Ministro dell’Interno aveva bloccato in mare per 19 giorni, impendendo che si avvicinasse alle coste italiane. Stando a quanto riporta l’Agi, verrà ascoltato come testimone anche Richard Gere, che sarà convocato per la successiva udienza prevista a settembre.

L’attore chiamato a testimoniare contro Salvini

Nella giornata di ieri, venerdì 9 giugno, si è tenuta un’udienza nell’aula bunker dell’Ucciardone. In cui è ascoltata la deposizione di Oscar Camps, medico e ufficiale a bordo dell’imbarcazione bloccata per 19 giorni dall’ex capo del Viminale, attualmente sotto accusa.

In questa circostanza, l’avvocato di parte civile Arturo Salerni, ha comunicato che sarà chiesta la citazione di Richard Gere, per il prossimo 15 settembre. L’attore è considerato un testimone fondamentale, perché a conoscenza delle condizioni in cui versava l’Open Arms in quei giorni.

Il racconto di Richard Gere

In una lunga intervista al Guardian, nel 2019, Richard Gere aveva raccontato la sua esperienza a bordo della Open Arms. Dove ha conosciuto le storie di persone che cercano disperatamente salvezza e rifugio, scappando da una condizione di oppressione e devastazione. L’attore, quindi, aveva ripercorso tutti i momenti trascorsi

Da quando, in vacanza in Toscana, era venuto a conoscenza della questione legata alla Ong e aveva deciso di intervenire prendendo un volo per Lampedusa. “Mi sono presentato. Li ho presentati a mio figlio. Li ho guardati negli occhi. La maggior parte di loro non mi conosceva né sapeva chi ero. Per loro, ero solo un lavoratore che portava del cibo e faceva del suo meglio per sorridere ed essere gentile.

Abbiamo portato acqua e cibo, e forse un senso di speranza. Siamo stati un’ancora di salvezza per un mondo di non tortura, di possibilità e sogni. Poi ho chiesto loro chi sono, da dove vengono. C’era una madre con le sue giovani figlie che doveva navigare tra le milizie che cercavano di raggiungere la Libia.

Certo, queste ragazze erano facili prede, e lei doveva darsi a ogni confine, doveva darsi a bande di milizie, sessualmente, per proteggere le sue figlie e portare la sua famiglia nel Mediterraneo. Dove ci sarebbe stata speranza e sicurezza. Ed eccola lì, a 20 miglia dalla salvezza ma incapace di raggiungere la riva”.

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