Riforma pensioni, cosa cambia nel prossimo futuro

Redazione
Riforma pensioni, cosa cambia nel prossimo futuro

Riforma pensioni, cosa cambia nel prossimo futuro. Torna sul tavolo del Governo la riforma delle pensioni. L’Esecutivo vuole deciderla e vararla in fretta, cogliendo l’occasione della prossima legge di Bilancio da predisporre entro ottobre e anche i sindacati premono per inserire al più presto nuove misure ed eliminare l’attuale incertezza.

Come ricorda laleggepertutti.it, Quota 100, infatti, si avvia al tramonto e bisogna decidere quale sarà la sorte delle prossime uscite anticipate; insieme ad Ape sociale ed Opzione donna.

Rifroma ampia e duratura

Ma l’obiettivo del Governo è quello di realizzare una riforma ampia e duratura, non limitata a semplici ritocchi o proroghe delle misure esistenti.

Riprendono così i tavoli di confronto aperti al ministero del Lavoro con le parti sociali. Il calendario è già stabilito e gli incontri dovranno svolgersi entro settembre.

L’agenda delle questioni da affrontare era già stabilita da tempo; ma emergenza Covid ha sconvolto il calendario dei lavori e ora sulle decisioni pesa un incognita in più.

Il Coronavirus potrebbe tagliare le prossime pensioni, sia incidendo sulla rivalutazione del montante, che secondo le stime diminuirebbe del 2-3%; sia per i prevedibili prossimi licenziamenti in vista, nel momento in cui scadrà il blocco imposto dai decreti emergenziali.

Quota 100 potrebbe essere salvata

Ora, secondo le ultime indiscrezioni, Quota 100 potrebbe essere salvata e confermata anche per i prossimi anni, ma con alcune modifiche rispetto alle regole attuali.

La flessibilità per l’uscita anticipata dovrebbe andare a beneficio dei soli lavoratori più anziani, quelli che ora sono bloccati nell’attesa del raggiungimento dei requisiti e che verrebbero penalizzati dal loro innalzamento, ad esempio introducendo una nuova Quota con l’asticella fissata a 102 come era stato ipotizzato prima dell’estate.

Invece, in assenza di interventi, e dunque lasciando tramontare Quota 100, chi per anzianità e contributi sta per arrivare ora alle soglie della pensione sarebbe inevitabilmente colpito dallo “scalone” previsto dalla legge Fornero e dovrebbe aspettare il compimento di 67 anni o il raggiungimento di un’anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi, rispetto ai 38 anni di contributi e i 62 anni di età previsti da Quota 100 nella versione attuale.

Una conseguenza socialmente gravosa per molti lavoratori e che il Governo, come ha recentemente dichiarato il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, vorrebbe in tutti i modi evitare.

Dunque, per evitare di generalizzare il meccanismo delle attuali forme di uscita anticipata dal mondo del lavoro (e di ricevere critiche dall’Unione Europea), si pensa a introdurre una “flessibilità in uscita“, un meccanismo, fortemente sostenuto dai sindacati, che preserverebbe il traguardo pensionistico in favore di chi ha raggiunto un’anzianità contributiva minima di 38 anni e che potrà andare in pensione al compimento di 62, o più probabilmente 63, anni di età.

Il rovescio della medaglia

C’è, però, un rovescio della medaglia. In questo caso, la penalizzazione consisterebbe in una riduzione dell’importo dell’assegno di una percentuale attorno al 3% per ogni anno di anticipo rispetto alla soglia dei 67 anni, quella prevista per l’ottenimento della pensione di vecchiaia.

Una speranza, però, arriva dal “tesoretto” di quasi 4 miliardi di euro accumulati dai risparmi di Quota 100; che recentemente ha registrato un brusco calo delle domande.

Adesso, questi importi inattesi potrebbero aiutare a finanziare la riforma, insieme alle risorse europee del Recovery Fund, che però non arriveranno prima della primavera 2021.

Rappresentano un’arma a doppio taglio, per il maggior controllo che Bruxelles eserciterà sull’impiego delle risorse stanziate.

Anche per questo il Governo cerca di raggiungere una riforma pensionistica prima di accedere ai nuovi fondi europei. Leggi anche “Pensioni e previdenza: le ultime novità“.

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