Roma: investito e ucciso, è caccia al pirata della strada
Roma: investito e ucciso, è caccia al pirata della strada. Ancora sangue sulle strade di Roma. Questa notte un uomo – di cui non sono note le generalità perchè senza documenti- è travolto e ucciso in viale Palmiro Togliatti.
L’incidente è avvenuto all’incrocio con via delle Robinie, nel quartiere di Centocelle alla periferia Est della Capitale. Forse fatale è stata l’alta velocità. L’uomo alla guida dell’automobile coinvolta non si è fermato a prestare soccorso.
Anzi, si è allontanato a tutta velocità facendo perdere le sue tracce. Ora le forze dell’ordine sono alla caccia del pirata della strada che rischia un’accusa per omicidio stradale, oltre che per omissione di soccorso.
L’allarme è stato lanciato dal conducente di un bus
Da quanto si apprende l’allarme è lanciato dal conducente di un autobus che, notando la sagoma dell’uomo a bordo strada sbalzato dall’impatto con il veicolo, si è fermato chiamando immediatamente i soccorsi e tendando di correre in aiuto dell’uomo.
Il conducente ha fermato il mezzo di traverso lungo la carreggiata, per evitare che il corpo fosse travolto da altri veicoli visto e considerato che viale Palmiro Togliatti è una strada che soprattutto a quell’ora è affrontata a velocità sostenuta.
Inutile l’arrivo dei soccorsi: l’uomo era già morto
Purtroppo è stato inutile l’arrivo del personale del 118 a bordo di un’ambulanza. I sanitari non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. I rilievi sono eseguiti dagli agenti del VII Gruppo della Polizia Locale, che stanno anche portando avanti le indagini per identificare l’investitore.
La speranza è che le telecamere di videosorveglianza della zona possano fornire elementi utili all’individuazione dell’automobilista che non si è fermato a soccorre l’uomo che aveva appena investito.
Morto a 13 anni a scuola, la madre contro l’archiviazione: “Non è stato suicidio, servono altre indagini”
Riaprite le indagini sulla morte di Stefano: è l’appello di Angela Mattiello, la mamma del 13enne che nell’ottobre del 2017 è precipitato nella tromba delle scale dell’Istituto Santa Maria, in zona Esquilino, morendo all’ospedale San Giovanni per le gravissime ferite riportate.
Per inquirenti e procura Stefano si è gettato volontariamente, un suicidio maturato in silenzio e dimostrato anche da un biglietto che il ragazzino avrebbe lasciato sotto il banco, identificato come una sorta di “testamento”.
I genitori però non si rassegnano, e hanno deciso di opporsi alla richiesta di archiviazione del caso presentata dalla procura chiedendo che le indagini siano riprese e approfondite per accertare cosa sia davvero successo la mattina del 20 ottobre nell’istituto dei religiosi marianisti tra via Tasso e via Marconi.
Secondo i racconti dei testimoni il tredicenne, che frequentava la terza media, alla fine di una lezione ha salutato i compagni con cui stava trascorrendo la pausa delle lezioni, sarebbe salito fino al secondo piano e poi si sarebbe gettato dalle scale anti incendio.
Mamma Angela non ha però mai creduto alla tesi del suicidio; e ha chiesto a più riprese che gli investigatori si concentrassero su eventuali liti o scherzi finiti male, o ancora sulla caduta accidentale.
Troppi aspetti ancora da chiarire, sostiene la signora Mattiello, per poter archiviare il caso come suicidio. E la donna è decisa anche ad accertare eventuali responsabilità dell’istituto: “Ritengo ci sia un’innegabile responsabilità della scuola alla quale ho affidato mio figlio.