Sale e peperoncino sulla ferita. Orrore nello studio medico

Redazione
Sale e peperoncino sulla ferita. Orrore nello studio medico

Sale e peperoncino sulla ferita. Orrore nello studio medico. E’ successo a Catania.Per ottenere il 100% di invalidità e quindi l’accompagnamento e l’attestazione dell’impossibilità di indossare una protesi mettevano sale grosso e peperoncino sulla ferita della gamba amputata.

Il tutto è accaduto a un signore che con la protesi camminava tranquillamente ma che dopo questa pratica è deceduto. Nell’inchiesta condotta dai carabinieri insieme ad alcuni magistrati specializzati sui reati dei colletti bianchi sono uscite fuori dei dialoghi terribili grazie a delle cimici che avevano piazzato negli studi medici.

Il Gip sottolinea che le conversazioni tra il medico e uno dei suoi clienti, “rivelano, anche in questo caso, la predisposizione di un piano criminoso per consentire di conseguire indebitamente i predetti benefici assistenziali”.

La strategia

Il medico e il suo paziente sono registrati mentre pianificano la strategia per falsificare i certificati medici. Il cliente ipotizza di ottenere un certificato psichiatrico, ma il rischio è che venga ritirata la patente di guida.

È in queste conversazioni che viene fuori il nome di un pezzo da novanta dell’Azienda sanitaria provinciale di Catania. Un responsabile del servizio di igiene mentale, un altro indagato ai domiciliari, che sarebbe stato pronto ad emettere un certificato ad hoc.

Per prepararsi alla visita dell’Inps, dottore e assistito pianificano un vero e proprio travestimento: sedia a rotelle e barba lunga, tanto per cominciare, ma il “malato” rischia di essere “fottuto”. Il medico, però, ha un asso nella manica ovvero fare dichiarare il cliente non protesizzabile, in modo da evitare di ottenere, soltanto, il 65%.

Quindi, come può un signore senza gamba evitare di indossare la protesi e quindi puntare al 100% di invalidità? La soluzione è acqua e sale grosso sulla ferita, per infiammarla, per fare uscire sangue, grazie a un ortopedico dell’ospedale Cannizzaro.

Entra in scena il peperoncino

Per essere sicuri, consapevole del dolore causato dal sale, il medico decide di utilizzare anche il peperoncino, in modo da scatenare una reazione impressionante sulla ferita, che simulerebbe un’allergia, attestando (falsamente) l’impossibilità di indossare la protesi.

Grazie alla “preparazione” del dottore, quel cliente che si era presentato con protesi, “perfettamente” in grado di camminare, otteneva il 100% di invalidità.

Scrive l’Inps: “Dall’esame obiettivo l’assistito si è presentato su sedia a rotelle … moncone al terzo medio del piede destro, edematoso con medicazione applicata su piccola ulcera trofica. Ipomiotrofia arti inferiori più spiccata aa destra. Passaggi posturali e deambulazione severamente difficoltati”.

L’inps stabilisce che ha necessità di assistenza continua “non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani”. “Si tratta – scrive il Gip – di una condotta riprovevole che, al di là di ogni giudizio etico che non esula da questa disamina, dimostra la spregiudicatezza dell’indagato, disposto a tutto pur di conseguire il fine delittuoso”.

Ma c’è di più: alcuni mesi dopo la procedura ideata dal medico, il cliente muore. “Date le premesse che sono state rappresentate – continua il Gip – nel prosieguo investigativo è opportuno che l’organo inquirente accerti le cause della morte, onde verificare se le stesse possano essere ricondotte alla scellerata condotta del dottore”.

Vanessa Miceli

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