Schianto contro un suv: muore motociclista di 31 anni

Redazione
Schianto contro un suv: muore motociclista di 31 anni

Schianto contro un suv: muore motociclista di 31 anni. Incidente mortale nella notte tra venerdì e sabato a Vittorio Veneto, in provincia di Treviso. A perdere la vita un motociclista di 31 anni, Alessio Ortolan, di Colle Umberto (Treviso).

Secondo una prima ricostruzione il centauro stava percorrendo la provinciale 35 in direzione Revine Lago in sella alla sua Kavasaki ZR750 quando, per cause in corso di accertamento, si è scontrato con una Jeep Compass in uscita da una parcheggio pubblico.

L’urto è stato violentissimo e non ha lasciato scampo al motociclista, morto praticamente sul colpo. Sotto choc, ma illeso, il 62enne alla guida del suv. Sul luogo dell’incidente il Suem 118 e i carabinieri.

Estorsione alla mamma. Paga, se vuoi tua figlia

Avrebbero minacciato una mamma vicentina, di 30 anni, di non farle più rivedere la figlia (attualmente all’estero nel paese dei nonni paterni) se non avesse corrisposto loro ingenti e ripetute somme di denaro. La procura, tramite il pubblico ministero Claudia Brunino, ha chiuso le indagini nei confronti di quattro persone.

Si tratta del papà e dello zio della piccola J.N., 34 anni, e H.N., di 31 (le iniziali dei due indagati sono per non rendere riconoscibile la bambina ancora minorenne); con loro sono indagati anche i loro amici Ezzallah Dhif, 44 anni, e Tarek Omri, di 40. Tutti i componenti del gruppetto sono cittadini tunisini.

I quattro sono accusati di estorsione in concorso. Tre, compreso il padre della bimba, anche del reato di minacce perché tra fine marzo e inizio aprile 2019 «hanno minacciato la madre della piccola dicendole che le avrebbero tagliato la faccia con un coltello e che l’avrebbero resa invalida a vita».

Tutti e quattro i cittadini nordafricani, che hanno alle spalle diversi precedenti penali, sono invece accusati, in concorso, di “avere costretto la mamma della bambina a corrispondere la somma di 9 mila euro alla famiglia del padre della piccola in Tunisia”.

Ma a quanto pare ci sarebbe stato anche un altro precedente, sempre legato al reato di estorsione ai danni della 30enne, che si sarebbe compiuto tra i mesi di maggio e dicembre 2018. In questo caso i responsabili sarebbero lo zio della bambina, e gli altri due amici del padre.

Costretta a versare soldi

I tre avevano costretto la presunta vittima a versare loro la somma complessiva di 18 mila euro minacciando di punirla se non lo avesse fatto. Così, la 30enne tra maggio e giugno del 2018 avrebbe versato tra i 5 e i 6 mila euro ai genitori del compagno.

Mentre il restante denaro se lo sarebbero spartito lo zio della bambina, Omri e Dhif. Nel mese di dicembre (sempre del 2018) la donna avrebbe nuovamente inviato denaro ai genitori del compagno.

Questa volta una somma minore, 50 euro, tramite l’agenzia Western Union di via Gorizia. Lo avrebbe fatto poiché intimidita dal fatto che i nonni non avrebbero più dato da mangiare alla ragazzina se non avessero ricevuto, subito, i soldi.

Quella tra i due genitori della bambina è sempre stata una storia complicata e violenta. Fin dall’ottobre 2014, come aveva ricostruito la procura nel corso di un’altra inchiesta in cui era stato coinvolto J.N., le liti fra i due sarebbero state frequenti.

E, spesso, il compagno avrebbe alzato le mani sulla fidanzata in queste occasioni. Poi le aveva impedito di entrare in casa, lasciandola fuori; l’aveva minacciata; le aveva causato lividi su braccia e collo; le aveva brandito contro un coltello; l’aveva malmenata perché lei non voleva più sapere di consegnargli il suo bancomat per le sue spese pazze con cui coltivava i suoi vizi.

Tre volte la donna – che aveva anche perso il lavoro per lui – era andata al pronto soccorso a farsi medicare; due volte era guarita in 15 giorni per le botte subite dal tunisino. Nel luglio 2018, lei aveva deciso di lasciarlo. A quel punto le minacce si sarebbero fatte pesanti coinvolgendo anche gli altri tre indagati.

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