Scontro frontale, muore bidella al volante di una Panda

Redazione
Scontro frontale, muore bidella al volante di una Panda

Scontro frontale, muore bidella al volante di una Panda. Incidente mortale poco dopo le 13 di oggi, giovedì, a Poirino, in provincia di Torino, sulla strada provinciale che porta verso il comune di Pralormo.

La vittima è Margherita Gariglio, 63 anni, abitante a Poirino che, alla guida della sua Panda, si è scontrata frontalmente con il furgone di un corriere. La donna è rimasta incastrata tra le lamiere dell’auto.

Sono intervenuti i vigili del fuoco di Chieri per liberarla. I medici del 118 hanno, poi, tentato di rianimarla; ma, non c’è stato nulla da fare. La donna era già deceduta a causa del fortissimo scontro.

Sono intervenuti i carabinieri di Poirino: la strada è stata chiusa al traffico per circa due ore, è stata riaperta dopo le 15. La donna era diretta verso Pralormo quando per cause in corso di accertamento, forse un malore, ha invaso la corsia opposta dove viaggiava il furgone.

L’impatto è stato tremendo, per la donna non c’è stato nulla da fare. L’autista del furgone è stato ricoverato all’ospedale di Chieri per politrauma. Margherita Gariglio viveva in via del Vaschetto a Poirino, dove era molto conosciuta perché era stata bidella per tanti anni alla scuola della frazione Favari.

Chef morì in seguito rapina, dopo 21 anni c’è un colpevole

Dopo 21 anni l’omicidio di Pietro Beggi, noto chef del ristorante Ciabot del Grignolin di Calliano, nell’Astigiano, ha un responsabile. La Corte d’Assise d’Appello di Torino ha riformato il proscioglimento di Giampaolo Nuara.

L’uomo era stato prosciolto in primo grado con rito abbreviato, ora è condannato a 14 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. Lo rende noto l’avvocato Maurizio La Matina, difensore dell’imputato.

Nella notte tra il 2 e il 3 gennaio 2000, lo chef è trovato agonizzante nella cantina del ristorante, colpito alla testa in un tentativo di rapina. Morì poche ore dopo in ospedale. Nuara era stato accusato di far parte della banda che assalì lo chef.

Banda che lo torturò perché rivelasse il nascondiglio dell’incasso, oltre 30 milioni di lire. Tracce di dna dell’imputato erano state trovate a distanza di 19 anni su una calza che i rapinatori indossarono per nascondere il loro volto, nel corso di un’altra indagine, su un furto avvenuto a Pavia.

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