Si schianta in A4 contro il tir fermo: muore automobilista

Redazione
Si schianta in A4 contro il tir fermo: muore automobilista
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Si schianta in A4 contro il tir fermo: muore automobilista. Una distrazione, un colpo di sonno, un malore. Impossibile al momento stabilire le cause di un nuovo, tragico incidente stradale che è costato la vita ad un bresciano di 68 anni.

E’ la nona vittima registrata da inizio anno in autostrada. Lo schianto è avvenuto poco dopo le 21, in A4, nel tratto tra i caselli di Sirmione e Desenzano in direzione Milano.

L’uomo alla guida – le generalità non sono ancora note – è finito contro un mezzo pesante parcheggiato in un’area di sosta, che fiancheggia le corsie autostradali. Un impatto devastante, che ha stritolato le lamiere della vettura non concedendo scampo a colui che la stava guidando.

Morte di De Donno, la procura indaga per istigazione al suicidio

La procura di Mantova indaga per il reato di istigazione a suicidio in merito alla morte di Giuseppe De Donno, l’ex primario di pneumologia dell’ospedale Carlo Poma e padre della terapia anti Covid con il plasma iperimmune.

Tra gli atti disposti dal Pubblico Ministero c’è anche l’autopsia sul corpo del medico, che sarà effettuata alle camere mortuarie dell’ospedale di Mantova.

In pratica, l’obiettivo degli inquirenti è comprendere se qualcuno possa aver indotto l’ex primario, che il 5 luglio scorso aveva iniziato le sua nuova attività di medico di base dopo essersi dimesso dall’ospedale, a togliersi la vita, senza lasciare alcun messaggio.

Ma tutto lascia al momento propendere per il gesto volontario

De Donno si sarebbe suicidato impiccandosi ed è stato trovato martedì scorso dai familiari nella sua casa di Eremo di Curtatone. I carabinieri e il magistrato hanno sentito i familiari, la moglie e i due figli.

Mentre, in contemporanea, sono stati posti sotto sequestro i cellulari e il computer del medico. le esequie non si terranno, quindi, prima della prossima settimana.

De Donno, nei mesi caldi della pandemia dello scorso anno, era diventato il simbolo della lotta al virus condotta con il plasma prelevato dagli infettati e guariti e poi trasfuso nei malati.

Le polemiche

La sua battaglia per imporre la terapia aveva suscitato molte polemiche, dividendo sui social l’opinione pubblica tra favorevoli e contrari. De Donno era un assiduo frequentatore, fino a qualche mese fa, di Facebook, dove anche con falsi profili discuteva con se se stesso dell’efficacia del plasma iperimmune.

Qualche tempo fa ne era però uscito quando si era accorto che tanti dei suoi seguaci erano no vax. Sui social la sua morte, oltre a suscitare cordoglio e commozione, ha anche scatenato una ridda di teorie complottistiche.

Soprattutto, sulla sua decisione, improvvisa, di dimettersi da primario ospedaliero per intraprendere la carriera del medico di famiglia. De Donno, pubblicamente, non l’aveva mai messa in relazione alla delusione per la terapia del plasma iperimmune giudicata inefficace.

Quello stop, invece, in lui aveva fatto riaffiorare i fantasmi di un vecchio disagio psicologico fin lì tenuto sotto controllo. Paradossalmente, l’emergenza Covid con la necessità di rimanere in reparto anche 18 ore accanto ai pazienti aveva avuto un effetto positivo su De Donno, svanito via via che l’emergenza in ospedale si affievoliva.

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