Sicilia emergenza covid-19: sequestrate oltre 250.000 mascherine chirurgiche non a norma

Redazione
Sicilia emergenza covid-19: sequestrate oltre 250.000 mascherine chirurgiche non a norma

Sicilia emergenza covid-19: sequestrate oltre 250.000 mascherine chirurgiche non a norma. Prive di certificazione e indebitamente poste in commercio come dispositivi medici.

I finanzieri della Compagnia Ragusa hanno sequestrato oltre 250.000 mascherine non sicure, commercializzate all’interno di diversi punti vendita dislocati su tutto il territorio nazionale; e riconducibili ad una delle più note aziende operanti nel settore della grande distribuzione di prodotti tecnico-professionali.

Non erano dispositivi medici

In particolare, da un preliminare riscontro della documentazione esibita al momento dell’accesso in uno dei negozi della provincia Iblea, veniva immediatamente riscontrata l’assenza di titoli utili per qualificare il prodotto come dispositivo medico e per legittimare il marchio “CE” presente sulle confezioni.

Gli esiti dei successivi approfondimenti consentivano di rilevare che le mascherine, provenienti dalla Cina e del valore complessivo di centocinquantamila euro, erano cedute dall’importatore italiano con la qualifica di dispositivo medico di tipo chirurgico, traendo in errore il consumatore finale in merito alla loro effettiva capacità di filtraggio, con conseguenze sulla valenza della loro affidabilità.

Nel dettaglio, tali prodotti non sono risultati iscritti all’interno del registro tenuto dal Ministero della Salute così come previsto dal D.Lgs n. 46 del 1997.

La previsione di legge consente, infatti, di etichettare e qualificare un prodotto come “mascherina chirurgica”, in modo tale che l’acquirente possa riconoscere immediatamente la presenza dei “requisiti essenziali“ di “sicurezza” ed “efficacia” compatibili con un elevato livello di protezione della salute.

Una volta accertata l’indebita qualificazione delle mascherine i finanzieri hanno proceduto al sequestro preventivo dell’intera merce. Hanno, poi, segnalto alla Procura della Repubblica il rappresentante legale della società importatrice. E’ accusato di frode nell’esercizio del commercio e vendita di prodotti industriali con segni mendaci.

I dispositivi sono infine affidati in custodia all’interno di un magazzino di proprietà della società che li ha posti in vendita; la quale si è resa da subito disponibile a ritirare dal mercato tutti i prodotti risultati non idonei.

Vanessa Miceli

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