Siracusa, “Operazione San Paolo”: 24 arresti per associazione mafiosa

Redazione
Siracusa, “Operazione San Paolo”: 24 arresti per associazione mafiosa

Siracusa, “Operazione San Paolo”: 24 arresti per associazione mafiosa. Nelle prime ore della mattinata odierna i Carabinieri  hanno dato esecuzione a 24 provvedimenti cautelari (19 in carcere e 5 agli arresti domiciliari), emessi dal GIP del Tribunale di Catania.

A finire in manette, altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso; associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e usura; tentata estorsione ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria. Il tutto aggravato dalla finalità di agevolare il clan Aparo attivo nel territorio di Floridia e Solarino.

Le indagini hanno consentito di disarticolare un sodalizio mafioso riconducibile alla sfera di influenza del clan Aparo, storicamente dominante nei comuni dell’hinterland siracusano, come Floridia e Solarino, quest’ultimo comunemente denominato “San Paolo”, da cui il nome dell’indagine.

Il sodalizio aveva al suo vertice Massimo Calafiore, il quale era stato investito della reggenza “pro tempore” del clan direttamente dal suo storico boss, Antonio Aparo.

Mediante l’invio di missive spedite mentre questi si trovava ristretto nel carcere di Milano, una volta terminato il regime del 41 bis.

Ulteriori partecipi dell’associazione in posizione apicale e gestori dell’usura e del traffico di stupefacenti, erano Salvatore Giangravè e Angelo Vassallo, da poco scarcerati dopo un lungo periodo di detenzione.

Il braccio armato del clan, utilizzato per mantenere il regime di sopraffazione ed omertà sul territorio a favore dell’associazione, era invece costituito da Mario Liotta, recentemente deceduto, e dal figlio Francesco, divenuti l’articolazione operativa del gruppo criminale, con compiti di intimidazione violenta a commercianti e ad altri privati.

L’usura

In particolare, l’indagine traeva origine da alcuni incendi verificatisi nel comune di Floridia a danno di esercizi commerciali, tutti accomunati dallo stesso modus operandi.

Analizzando tali episodi si risaliva agli autori materiali e ai loro mandanti, facendo venire alla luce l’esistenza di un’associazione di tipo mafioso radicata sul territorio, resasi responsabile di numerosi episodi di usura.

Il giro dell’usura, emerso durante l’attività di indagine, è risultato di amplissima portata tanto da far ritenere configurato il reato di esercizio abusivo di attività finanziaria e creditizia.

Solo di alcuni episodi è possibile la compiuta ricostruzione. In molti altri casi, infatti, mancando la collaborazione delle vittime, non è risultata possibile la contestazione.

Spaccio e traffico di stupefacenti

L’associazione mafiosa, oggi disarticolata, non si occupava solo di usura. Florida era anche l’attività legata al traffico e spaccio di sostanza stupefacente. Le indagini hanno consentito, infatti, di accertare che il sodalizio criminale gestito dai Calafiore, per incrementare ulteriormente gli introiti, aveva deciso di utilizzare parte dei proventi derivanti dall’usura per l’acquisto di grosse quantità di stupefacenti, principalmente cocaina, hashish e marijuana.

La sostanza stupefacente veniva poi rivenduta a numerosi acquirenti di Floridia alimentando lo spaccio al dettaglio in quel centro. Da loro si rifornivano anche spacciatori indipendenti come.

Sempre seguendo il canale della sostanza stupefacente emergeva, inoltre, l’esistenza di una vera e propria piazza di spaccio sita in via Fava, alimentata dai Calafiore e i cui promotori ed organizzatori venivano individuati in Maurizio Assenza e suo figlio Sebastiano Carmelo, che unitamente ad altri, avevano dato vita ad una vera e propria organizzazione dedita allo spaccio di sostanza stupefacente del tipo cocaina, hashish e marijuana.

Nel corso dell’indagine sono eseguiti numerosi riscontri, riuscendo a sequestrare complessivamente gr. 300 di cocaina. Inoltre, sono tratte in arresto sette persone per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio. L’introito stimato del giro di droga scoperto grazie a questa indagine si aggirava intorno ai 350.000 euro in soli quattro mesi.

Le intimidazioni

Oltre all’usura e agli stupefacenti, l’associazione mafiosa si dedicava anche ai danneggiamenti mediante incendi. Utilizzati per far sentire la forza di intimidazione del clan sul territorio; per punire coloro che non erano puntuali nei pagamenti o che avevano interrotto i rapporti interpersonali con il clan.

A volte, anche semplicemente per dare fastidio alle Forze dell’Ordine quando queste ultime segnalavano qualcuno dei consociati per violazione degli obblighi cui erano sottoposti.

Nel corso dell’indagine è emersa altresì la figura di Domenico Russo, dapprima parte offesa in quanto vittima dell’usura dei Calafiore e, successivamente, mandante di una tentata estorsione nei confronti di un netino che lo aveva truffato grazie all’intermediazione mafiosa di Massimo Calafiore e di Giuseppe Crispino, esponente del clan Trigila di Noto.

E’ eseguito anche il sequestro preventivo di un’autovettura Audi Q5 di proprietà di una delle vittime di usura; ma nella disponibilità di Massimo Calafiore, da lui “requisita” alla stessa vittima come pegno per i mancati pagamenti.

Presso le abitazioni degli arrestati sono, invece, sequestrati vari assegni e bancomat; sostanza stupefacente del tipo hashish per 5 grammi, 1 grammo di cocaina e denaro in contante per quasi 13 mila euro.

All’attività di esecuzione odierna hanno preso parte circa 100 militari del Comando Provinciale Carabinieri di Siracusa; un elicottero dell’Arma, unità cinofile e militari della Compagnia di intervento Operativo del 12° Reggimento Carabinieri “Sicilia” di Palermo.

Vanessa Miceli

  •  

Redazione

La redazione de L'inserto, articoli su cronaca, economia e gossip

Modifica le impostazioni GPDR