Socialisti europei contro Massimo D’Alema: restituisci 500mila euro!

Redazione
Socialisti europei contro Massimo D’Alema: restituisci 500mila euro!

Socialisti europei contro Massimo D’Alema: restituisci 500mila euro! Un contratto segreto, mai registrato, con cui D’Alema per 4 anni è stato pagato 120 mila euro l’anno per fare il presidente della Feps, la fondazione degli studi progressisti che unisce tutte le fondazioni socialiste europee.

Un incarico che non è mai stato remunerato. Né prima né dopo quei quattro anni e che per tre anni lo stesso D’Alema aveva svolto completamente gratis, avendo già un eccellente stipendio da parlamentare in Italia.

Poi, ha chiesto di essere pagato e gli ha fatto un contratto il segretario della Feps dell’epoca, Ernst Setter, che, però, non disse nulla a nessuno; e non lo fece più ratificare dagli organismi dirigenti.

Ora per quel contratto, la Federazione Europea Partiti socialisti rischia la revoca dei contributi pubblici europei, così ha chiesto a D’Alema di restituire tutti i soldi ricevuti. Lui si è rifiutato ed è amareggiato.

“Ho pure regalato loro un mio libro senza pretendere i diritti”. Quelli visto che con le buone non ci riuscivano, hanno votato quasi all’unanimità una azione legale e hanno fatto causa a D’Alema, pronti a trattare se lui si ammorbidisce.

Ma, sembra che l’onorevole tanta voglia di restituire quei soldi non abbia. Né in tutto, né in parte. E ora che la vicenda è diventata pubblica, D’Alema minaccia di trascinarli, lui, in tribunale davanti ad un giudice.

Il fatto

E’ nel 2019 che inizia a emergere qualche dubbio. Il segretario generale, Stetter, conclude il suo mandato ed entra in carica l’economista ungherese Laszlo Andor. Che nei primi passi del suo incarico compie una sorta di due diligence.

Non una scelta a caso. Perché sa che da lì a poco sarebbe arrivata una richiesta ordinaria dal Parlamento europeo: fare un piccolo controllo sui bilanci. Tutte le fondazioni di questo tipo ricevono dei sostanziosi sostegni da Strasburgo e periodicamente verificano come quei soldi sono spesi.

Sono finanziamenti pubblici e il controllo su come quei denari sono utilizzati è periodico e incisivo. Il primo risultato che viene fuori è che negli anni successivi al 2017 emerge un consistente risparmio nel costo del lavoro.

La sopresa

Una sorpresa. Il nuovo segretario generale allora cerca di capire se si è proceduto a dei licenziamenti. Ma, il personale è lo stesso. Fino a quando, appunto, non si scopre questo contratto intercorso solo tra D’Alema e Stetter.

La presidente e il segretario generale della Fondazione si rivolgono al predecessore italiano: ristornare quei soldi. L’obiettivo, in realtà, è soprattutto rassicurare il Parlamento europeo e garantire i finanziamenti futuri senza i quali la Feps entrerebbe in difficoltà.

Ma la trattativa non ha esito positivo. Gli attuali vertici vorrebbero una soluzione amichevole. Fanno presente che quel contratto esulava dall’ordinaria amministrazione e che c’era l’obbligo di sottoporlo al Bureau e all’Assemblea.

D’Alema: è tutto regolare

Per D’Alema, che si è affidato allo studio legale Grimaldi, invece tutto è regolare: «Non è vero che doveva passare all’esame del Bureau. Non hanno nemmeno voluto ascoltare il segretario dell’epoca, Stetter.

Lui aveva proposto di pagare le mie prestazioni intellettuali. Che ho fatto valutare da una società ad hoc: valgono di più di quel che mi hanno dato. E alla Feps ho anche regalato un libro senza pagare i diritti».

E così di trattativa in trattativa si arriva al 30 marzo scorso. L’invito a D’Alema è di nuovo a transare, altrimenti la via della causa legale sarebbe diventata inevitabile. L’ex premier italiano si difende, ribadisce la sua buona fede e soprattutto insiste sulla legittimità dei suoi comportamenti. Si arriva al voto.

Sono presenti 25 fondazioni europee tra cui 4 italiane: la Fondazione Socialismo, la Fondazione Gramsci, la Fondazione Pietro Nenni e la Fondazione ItalianiEuropei, quella di D’Alema. Il voto finisce con 23 favorevoli alla causa civile e due astenuti. 

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