Space Rider: la navetta ESA tutta italiana che farà rientro sulla Terra – quali sfide ci aspettano
Il progetto spaziale europeo con cuore italiano promette esperimenti scientifici a basso costo e rientri sicuri: il debutto è previsto entro il 2025.
Lo spazio non è più dominio esclusivo di NASA e SpaceX. Anche l’Europa vuole la sua navetta riutilizzabile e lo fa con un progetto guidato dall’Italia: lo Space Rider, il mini-shuttle sviluppato dall’Agenzia Spaziale Europea in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana e l’industria aerospaziale nazionale.
A differenza delle capsule tradizionali, lo Space Rider è pensato per andare in orbita, rimanere operativo per settimane e rientrare integro sulla Terra. Sarà quindi in grado di trasportare esperimenti, micro-satelliti e materiali, riducendo i costi delle missioni spaziali.
Il primo lancio è previsto dal Centro Spaziale di Kourou (Guyana Francese) entro il 2025.
Space Rider: cos’è e perché è diverso dagli altri shuttle
Lo Space Rider è un velivolo senza equipaggio, lungo 9 metri e pesante circa 3 tonnellate. Verrà lanciato con il razzo Vega-C, anch’esso progettato in Italia.
La vera rivoluzione sta nella riutilizzabilità: dopo la missione, lo shuttle rientra nell’atmosfera con uno scudo termico e atterra con un paracadute in una base europea. Potrà volare fino a sei volte, abbattendo i costi di accesso allo spazio.
Perché l’Italia è protagonista del progetto
Il 60% delle tecnologie di Space Rider è made in Italy: dal sistema di controllo alla struttura modulare. Leonardo, Thales Alenia Space e Avio sono le aziende coinvolte. L’Italia diventa così il primo Paese europeo a guidare un progetto spaziale di questo livello.
Secondo l’ASI, lo Space Rider potrà generare un indotto di miliardi nel settore della ricerca e dell’innovazione, creando nuove opportunità per università, startup e imprese hi-tech.
Quali esperimenti voleranno a bordo
A bordo del mini-shuttle potranno viaggiare:
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Esperimenti biomedici: simulazioni sugli effetti della microgravità su cellule e tessuti.
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Test tecnologici: nuovi materiali resistenti al calore e alle radiazioni.
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Micro-satelliti: piccoli payload scientifici da rilasciare in orbita.
Lo Space Rider funzionerà quindi come un laboratorio spaziale low-cost a disposizione della comunità scientifica europea.
SpaceX e USA già avanti: perché l’Europa deve recuperare
Negli Stati Uniti, SpaceX con la Dragon e la Starship ha già dimostrato la potenza dei veicoli riutilizzabili. Ma l’Europa non vuole restare indietro: lo Space Rider non punta al turismo spaziale, bensì alla ricerca e allo sviluppo tecnologico, due settori strategici per il futuro del continente.
Quanto costa lo Space Rider e chi lo userà
Il costo complessivo del programma è stimato in circa 250 milioni di euro, molto meno rispetto ai grandi progetti americani. Università, agenzie spaziali e persino aziende private potranno affittare lo spazio a bordo per i propri esperimenti, rendendo lo shuttle una sorta di “Uber dello spazio scientifico”.
I rischi della missione: cosa può andare storto
La riutilizzabilità è una sfida tecnica complessa. Le principali incognite riguardano:
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La resistenza dello scudo termico al rientro.
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L’affidabilità del paracadute di atterraggio.
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La sicurezza degli esperimenti trasportati.
Ogni fallimento sarebbe un duro colpo per l’immagine dell’ESA e per l’Italia. Ma se funzionerà, lo Space Rider aprirà una nuova era per la ricerca europea.
Perché ci riguarda da vicino
Può sembrare un progetto lontano dalla vita quotidiana, ma lo Space Rider avrà ricadute concrete:
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Sviluppo di nuovi materiali più resistenti e leggeri, utilizzabili anche nell’industria terrestre.
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Innovazioni biomediche per la cura di malattie e la produzione di farmaci.
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Opportunità economiche per imprese italiane e giovani ricercatori.
In altre parole, investire nello spazio significa investire nel futuro del nostro Paese.