Suicida in carcere l’uomo che uccise e decapitò l’amica

Redazione
Suicida in carcere l’uomo che uccise e decapitò l’amica

Suicida in carcere l’uomo che uccise e decapitò l’amica. Vito Clericó, 64 enne di Garbagnate Milanese (Milano) condannato in secondo grado all’ergastolo per l’omicidio, nel 2017, dell’amica Marilena Rosa Re, si è suicidato.

Il suicida in carcere si è tolto la vita nel tardo pomeriggio del 29 novembre nel bagno comune del carcere di Busto Arsizio (Varese). A quanto emerso, ha ingoiato sacchetti dell’immondizia fino a soffocarsi.

L’uomo ha lasciato sul letto una lettera, nella quale ha spiegato il suo gesto, criticando l’operato della giustizia. Reo confesso dell’omicidio, Clericò mangiava poco e sosteneva di patire la detenzione.

L’allarme

A dare l’allarme è stato il suo compagno di cella che, non vedendolo tornare dai bagni comuni, ha pensato si fosse sentito male. Immediato l’intervento di medici e agenti di polizia penitenziaria, ma per l’uomo non c’è stato nulla da fare.

Marilena Re, promoter 58enne, scomparve da casa nel luglio del 2017 e solo nel settembre successivo Clericó, interrogato dagli inquirenti, ammise che il suo cadavere si trovava nel suo orto.

Reo confesso, dopo otto versioni distinte rese su quanto accaduto, ovvero l’omicidio e l’occultamento del cadavere a pezzi della donna e per questo condannato al carcere a vita, l’uomo da tempo mangiava poco e non riusciva ad adattarsi alla vita in cella.

In una vicenda processuale complessa ma ormai scritta, l’unico capitolo a non essere ancora concluso è quello relativo alla posizione di sua moglie, ancora indagata per sequestro di persona e occultamento di cadavere.

La vicenda

Marilena Rosa Re scomparve da casa sua a Castellanza nel luglio del 2017, apparentemente senza lasciare alcuna traccia, tanto da spingere i familiari a numerosi appelli per ritrovarla.

Solo poche ore più tardi gli inquirenti arrivarono alla porta di Vito Clericò e di sua moglie, a casa dei quali trovarono dei pantaloni sporchi del sangue della vittima ancora in lavatrice, che l’uomo tentò di giustificare con l’abitudine di ammazzare conigli da mettere in tavola.

La sera dell’11 settembre successivo Vito Clericò crollò sotto il peso degli indizi, tra cui diversi fotogrammi di telecamere di videosorveglianza che lo avevano immortalato in auto in entrata e in uscita da Castellanza.

Non solo, ma anche il cellulare di Marilena agganciato per l’ultima volta dalla cella di Garbagnate: l’uomo confessò di aver fatto a pezzi e seppellito il corpo della donna nel suo orto, ma non di averla uccisa.

Le indagini

Le indagini dimostrarono che Marilena chiamò a casa del suo assassino la mattina della scomparsa e che lui si presentò a casa sua a prenderla; perché la donna voleva riavere indietro circa centomila euro che aveva consegnato nelle mani dell’amico. Soldi che Clericò e sua moglie avrebbero però nel frattempo speso.

Il luogo preciso nel quale Marilena fu colpita alla testa e uccisa, prima di essere caricata nell’auto del 68 enne, è l’unico mistero ancora irrisolto. Clericò la trascinò poi ormai cadavere nel suo terreno e la decapitò.

Dopo aver seppellito parte dei suoi resti, secondo il suo stesso racconto, andò a gettare la testa della donna in un campo; all’interno di un sacco, dove è ritrovata tra i rovi. Infine il pensionato di Garbagnate ammise di aver ucciso la donna, senza l’aiuto di nessuno.

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