Suicidio in divisa: sconfitta umana e istituzionale
Suicidio in divisa: sconfitta umana e istituzionale. Spesso ci chiediamo se un intervento dello Stato o della Magistratura, potrebbe effettivamente fermare il suicidio in divisa, ovvero la strage silenziosa.
Strage che, negli ultimi anni, sta letteralmente decimando le forze armate e dell’ordine, ma soprattutto ci chiediamo come mai gli organi dello Stato e di giustizia, ancora non siano intervenuti per frenare tale grave fenomeno.
Le prove documentali (lettere, filmati, audio…) lasciate volontariamente dagli stessi militari sulla scena del suicidio (caserme, alloggi, uffici ministeriali…) palesano ormai il nesso dell’estremo gesto con l’attività di servizio. E, soprattutto, le problematiche del dipendente e i tanti disagi nei rapporti con l’amministrazione difesa di appartenenza.
L’intervento della Procura Ordinaria
In tali casi di suicidio, quindi, ad intervenire “dovrebbe” essere in primis la Procura Ordinaria territorialmente competente. Che “potrebbe” aprire un fascicolo per “istigazione al suicidio”, ed avviando sin da subito le indagini sul caso.
“Dovrebbe” di sicuro iniziare ad acquisire prove e documenti proprio sul luogo di lavoro del militare suicida, ovvero un’ amministrazione dello Stato, nonché acquisire le testimonianze dei colleghi interessati dalla vicenda.
Se questo è lo scenario che si presenta dietro il suicidio di un appartenente alle forze armate o dell’ordine, quali potrebbero essere i soggetti inclusi nella lista (degli indagati) dei magistrati inquirenti?! Probabilmente il datore di lavoro, ovvero il generale, il colonnello, o tutta la linea gerarchica del militare suicida stesso?!?
I magistrati inquirenti “dovrebbero” così indagare proprio i dirigenti che sono stati scelti, dallo Stato stesso, per dirigere un’ amministrazione dello Stato?!
Se l’intervento della magistratura non fosse sufficiente, inoltre, lo Stato potrebbe addirittura inviare degli “ispettori o commissari” presso le medesime amministrazioni difesa coinvolte nel caso.
O persino attivarsi con una “commissione parlamentare d’inchiesta”; anche in tali ipotesi, a essere sotto indagine sarebbe pur sempre un’amministrazione dello Stato stesso.
Dopo queste riflessioni, possiamo ora rispondere assieme alla domanda: “Perché lo Stato e la Magistratura ancora non sono intervenuti su tale preoccupante fenomeno, ma soprattutto, qualcuno interverrà mai?
Avv. p. Guido Mazzarella
Sindacalista e legale militare
Ass. “Tutela Forze Armate” di Caserta