Torino: morto il cardinale Severino Poletto
Torino: morto il cardinale Severino Poletto. L’arcivescovo emerito di Torino, cardinale Severino Poletto, è morto nella casa di Testona di Moncalieri, dove si era ritirato dopo aver rinunciato alla guida della diocesi, nel 2010.
Ne ha dato notizia la diocesi di Torino. Il cardinale Severino Poletto avrebbe compiuto 90 anni il prossimo 18 marzo. Ha guidato l’arcidiocesi di Torino dal 1999 al 2010.
In precedenza è stato vescovo di Fossano (1980-1989) e di Asti (1989-1999). Nato a Salgareda, in provincia di Treviso il 18 marzo 1933, nel 1952 seguì la famiglia, emigrata nel Casalese.
A Casale Monferrato entrò in Seminario Maggiore nel 1953 ed è ordinato prete il 29 giugno 1957. Viceparroco e poi parroco fu sempre molto attento ai problemi sociali e del mondo del lavoro (per qualche tempo si impiegò anche a part time in una fabbrica casalese).
Fu successivamente prefetto di disciplina del Seminario di Casale e direttore dell’Opera diocesana vocazioni. E’ nominato, nel 1965, parroco a Maria SS. Assunta in zona Oltreponte di Casale, zona di immigrazione e di residenza operaia.
Il prete operaio
Senza mai definirsi «prete operaio» nel senso tradizionale del termine, lavorò tuttavia a metà tempo per alcuni anni in una fabbrica nella zona della sua parrocchia. Della sua esperienza di parroco, che durò 15 anni, il cardinale ricordava soprattutto l’intenso impegno su un duplice fronte.
L’attuazione del Concilio Vaticano II per quanto riguarda la liturgia e la promozione del laicato, e l’avvio di una serie di iniziative volte a coinvolgere i credenti in una sempre maggiore «responsabilità» nella pastorale e nell’evangelizzazione.
Arcivescovo di Torino dal 5 settembre 1999, il suo episcopato è segnato, fin dall’inizio, dalla grave crisi che colpì la Fiat e, di conseguenza, l’intero indotto automobilistico.
Nel 2000 promosse un importante convegno in cui la Chiesa torinese apriva un «tavolo di confronto» con tutte le istituzioni, le parti sociali, le agenzie educative, il sistema del credito con un obiettivo chiaro.
Quello di valorizzare il dialogo reciproco come strumento principale per superare una crisi che, fin dall’inizio, non riguardava solo l’azienda ma investiva l’intero territorio.