Totò Cuffaro finisce agli arresti domiciliari

L'ex presidente della Regione Sicilia è coinvolto nell'inchiesta per corruzione e appalti. Per lui nessun braccialetto elettronico

Redazione
Totò Cuffaro finisce agli arresti domiciliari
repertorio

Totò Cuffaro finisce agli arresti domiciliari. L’ex presidente della Regione Sicilia è coinvolto nell’inchiesta per corruzione e appalti. Per lui nessun braccialetto elettronico.

L’ex presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, detto Totò, è stato posto agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta per associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione, insieme ad altre 17 persone.

Il gip di Palermo ha stabilito che la misura cautelare degli arresti domiciliari è sufficiente senza l’uso del braccialetto elettronico, imponendo però un divieto assoluto di comunicazione per evitare contatti con coindagati o terzi.

La Procura aveva chiesto anche il sequestro preventivo di 25mila euro a Cuffaro, ma il gip ha respinto tale richiesta per mancanza di gravi indizi.

Altre persone agli arresti domiciliari

Altri arresti domiciliari sono stati disposti per Roberto Colletti, ex manager dell’azienda ospedaliera Villa Sofia, e Antonio Iacono, mentre per Vito Raso è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Il deputato Saverio Romano, indagato, ha ricevuto un rigetto della richiesta di arresti domiciliari e ha respinto le accuse durante l’interrogatorio.

Nell’ordinanza cautelare si evidenzia come il gruppo criminale abbia agito per rafforzare il partito politico di nuova costituzione, condizionando appalti pubblici e procedure amministrative soprattutto nei settori dei consorzi di bonifica e della sanità pubblica, sfruttando il potere politico di Cuffaro e le sue relazioni con pubblici ufficiali influenzabili.

Cuffaro, pur avvalendosi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio, ha ammesso alcuni errori, negando però qualsiasi coinvolgimento diretto in benefici illeciti.

La Procura ha insistito per le misure cautelari, mentre il gip ha sottolineato l’assenza di esigenze cautelari per alcuni indagati e ha dettagliato i presunti meccanismi di corruzione e condizionamento degli appalti.

L’indagine mette in luce, dunque, un sistema di influenza politica volto a condizionare appalti e nomine pubbliche in Sicilia, con Cuffaro al centro delle accuse di aver sfruttato il proprio potere per favorire interessi privati, mentre le misure cautelari adottate riflettono un equilibrio tra esigenze investigative e garanzie personali.

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