Totti non c’è ma il suo film sì. Sua assenza capitolo del film

Redazione
Totti non c’è ma il suo film sì. Sua assenza capitolo del film

Totti non c’è ma il suo film sì. Sua assenza capitolo del film. Il dolore e il lutto ognuno lo gestisce come vuole, lui ha questa libertà.

Ma la sua assenza qui sembra un ennesimo capitolo della storia che racconta con il film e conferma quello che lui è.

Francesco ha deciso “sto male, voglio stare da solo e ho bisogno di tempo”, ma credo abbia anche voluto che il film parlasse al posto suo perché ha detto tutto lì e non avrebbe voluto dire altro.

Essere qui sarebbe stata una celebrazione, una festa”. Una festa che a pochi giorni dalla morte del padre Enzo non sarebbe stata possibile.

Non c’è lui, annullato l’incontro di domani già sold out e rimborsati i biglietti, ma c’è il film che sarà nelle sale come evento speciale il 19, 20 e 21 ottobre e poi a novembre su Sky.

Il documentario è la storia della vita e carriera del campione, del suo rapporto con la famiglia, gli amici e la città ed è fin dal titolo un racconto in prima persona.

“Il film si intitola Mi chiamo Francesco Totti come l’incipit di un tema di scuola in cui ti devi raccontare è documentario semplice perché Francesco è semplice e a me piaceva così.”

“Questo è un film molto particolare, avremmo raccontato qualcosa di conosciutissimo come Francesco ma avrei dovuto farlo rimbalzare su un’intera città, la famiglia, i romanisti, i romani”.

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Infascelli è romanista ma non tifoso accanito. “Sono arrivato da Totti e gli ho detto ‘non so niente di calcio’, lui mi ha risposto ‘sei perfetto’.”

“Da quel momento si è messo a disposizione del film, era arrivato a questo appuntamento perché aveva voglia di raccontarsi.”

“E io mi sono trovato nel posto giusto al momento giusto, come accade nella vita di tutti nel mio mestiere come nel suo. Come si vede nel film”.

“Il film lo abbiamo costruito insieme. Francesco è il coregista del film, il cartello finale dice “un film di Alex Infascelli con Francesco Totti”, ma sarebbe dovuto essere “fatto con Francesco Totti”.

Per i primi mesi abbiamo girato delle sequenze, quelle notturne allo stadio, le riprese davanti alla sua vecchia scuola per il gioco delle “paperelle”.

Ho recuperato tantissimo materiale d’archivio e ho costruito una narrazione valida con una struttura in tre atti.

“Poi in una fase già avanzata del lavoro sono andato da lui, gli ho promesso che non l’avrei ripreso, che avrei usato solo la voce per permettere che fosse un vero flusso di coscienza. ”

“Ci siamo seduti io e lui su un divano con un microfono, due tazzine di caffe e tre biscotti e ci siamo immersi in una chiacchierata che talvolta seguiva mio copione e altre volte navigava a vista in luoghi assurdi della coscienza di Totti.”

“Siamo andati avanti mesi cambiando la struttura, io gli facevo vedere qualcosa a cui lui reagiva, e poi tornavo a lui con qualcosa di diverso come i due protagonisti di Ghost che fanno insieme il vaso di creta. Incredibilmente raccontando se stesso Francesco racconta tutti noi”. Fonte Repubblica

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