Traffico di transessuali dall’Argentina riempiti di ormoni e spediti a Roma
Traffico di transessuali dall’Argentina riempiti di ormoni e spediti a Roma. Riempiti di ormoni come animali da macello, reclusi in albergo a Buenos Aires per essere «istruiti» sulla professione.
Costretti, poi, a subire operazioni di chirurgia estetica per essere avviati al mercato romano della prostituzione. È stato il destino di almeno 20 transessuali argentini per la cui schiavizzazione il pm Francesco Cascini ha ottenuto il rinvio a giudizio di quattro indagati.
Sono sotto l’accusa di tratta internazionale di esseri umani all’interno di una organizzazione criminale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e allo sfruttamento della prostituzione.
Un reato così grave da essere giudicato in Corte d’assise a partire dal prossimo 20 settembre. Si tratta di Ernesto Burrometo detto Perica, Angel Carrazzan detto Perla bianca, Josè Ariel Molina detto Joana la nera ed Elvio Jardin, detto Fiona, anche loro trans argentini che «accoglievano» i connazionali a Roma.
Vai a Ostia!
«Vai a Ostia, bimba!…ti do il telefono di una che sta a Ostia, ci vai a vivere e lavori a Ostia!», si ascolta in una telefonata intercettata dai carabinieri del Nucleo investigativo di Frascati e finita agli atti dell’inchiesta della Dda.
Inutili le impaurite rimostranze in lacrime della vittima: «No, Ostia no! Non mi piace!…Già ci sono andata, non mi piace! Io lavoro qui a coso…qui sulla Cristoforo Colombo». E ancora l’aguzzino: «Non lavori molto! … Non rompere!
Se tu lavorassi avresti già finito il tuo conto!», a conferma del fatto che ci fosse una sorta di riscatto da pagare per tornare liberi, ossia riavere il passaporto e sottrarsi alle vessazioni psicologiche e alle punizioni fisiche che in un caso avrebbero anche portato al suicidio di una vittima.
L’accusa originaria, sfociata nel 2015 in undici arresti, includeva lo spaccio, ma sette posizioni sono state archiviate anche per lo stop subito dall’inchiesta. Dopo che in un fascicolo diverso era emerso come il pm titolare, Roberto Staffa, ricevesse nel suo ufficio alcune vittime per fornire loro informazioni in cambio di favori sessuali.
Base dell’organizzazione Buenos Aires
La base dell’organizzazione, come detto, era a Buenos Aires, dove l’hotel Gondolin nel quartiere Palermo era stato trasformato in una sorta di clinica clandestina con medici compiacenti che si prestavano a operazioni di chirurgia plastica e sostanziose cure ormonali per accentuare i nuovi caratteri sessuali delle vittime.
Quando i ragazzi venivano giudicati pronti, erano spediti in Italia con una tappa intermedia a Parigi. Infine messi in contatto con i basisti nella Capitale che li smistavano nelle varie zone di prostituzione.
Proprio il Gondolin era finito nel 2005 in film-denuncia sulla violenza, lo sfruttamento e la discriminazione contro il popolo transgender argentino. Ma la pellicola non aveva interrotto il traffico di schiavi. (Fonte corriere.it)