Trapianto di rene: in arrivo quello artificiale antirigetto

Redazione
Trapianto di rene: in arrivo quello artificiale antirigetto

Trapianto di rene: in arrivo quello artificiale antirigetto. I test sui maiali stanno fornendo risposte sbalorditive. Un rivoluzionario rene bioartificiale potrebbe essere la risoluzione per scavalcare le problematiche legate alle liste d’attesa.

Senza contare la necessità di assumere potenti farmaci immunosoppressori e a costi sanitari, sociali ed economici della dialisi. In parole povere, questo rene bioartificiale, nato sotto l’egida del “Kidney Project”, potrebbe rivoluzionare la storia dei trapianti.

Certamente non sarà disponibile da domani. Ci vorrà ancora del tempo e la sperimentazione è ancora nella fase iniziale, sebbene stia dando risultati significativi.

Il progetto, in fase avanzata di sperimentazione, consiste nel creare un rene bioartificiale, tecnicamente un bioreattore contenente cellule renali umane, e poi sperimentarlo.

Scienziati statunitensi

Ad occuparsene sono scienziati dell’Università della California di San Francisco, del Vanderbilt University Medical Center di Nashville e della società Silicon Kidney LLC, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del SimuTech Group e dell’Università del Michigan.

La prima sperimentazione del dispositivo è partita sui maiali per una settimana e senza sottoporli a terapia anticoagulante sistemica o terapia immunosoppressiva.

Gli scienziati hanno notato che le cellule al suo interno hanno mantenuto una vitalità e una funzionalità superiore al 90 percento, senza segni di “rigetto iperacuto”. Uno degli eventi più pericolosi che potrebbe verificarsi nei pazienti sottoposti a trapianto.

Il dispositivo è, inoltre, ben tollerato dagli animali. Ciò è dovuto sicuramente alla sua complessa progettazione. Al suo interno le cellule renali sono protette da membrane, in pratica, è dotato di uno scudo anti rigetto.

La nota del professor Roy

Dovevamo dimostrare che un bioreattore funzionale non richiedeva farmaci immunosoppressori, e lo abbiamo fatto”, ha dichiarato con orgoglio il professor Roy in un comunicato stampa.

“Non abbiamo avuto complicazioni e ora possiamo continuare, raggiungendo l’intero pacchetto delle funzioni renali su scala umana”, ha aggiunto l’esperto. L’obiettivo è replicare in modo sicuro le funzioni chiave di un rene.

Questo per rendere il trattamento delle malattie renali “più efficace e anche molto più tollerabile e confortevole”, come indicato dallo studioso. Il dispositivo impiantabile dovrebbe funzionare proprio come un pacemaker, in modo silenzioso ed efficace, dopo essere collegato ai vasi sanguigni per permettere il passaggio di ossigeno, sangue e nutrienti.

I dettagli della ricerca “Feasibility of an implantable bioreactor for renal cell therapy using silicon nanopore membranes” sono pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communications. (immagine di repertorio)

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