Uccide la nonna a calci e pugni in auto dopo la pizza

Redazione
Uccide la nonna a calci e pugni in auto dopo la pizza

Uccide la nonna a calci e pugni in auto dopo la pizza. Sedici anni di reclusione per omicidio preterintenzionale, è questa la sentenza di condanna di primo grado per Pier Paolo Alessio.

Il giovane che causò la morte della nonna Maria Luisa Silvestri colpendola con calci e pugni mentre la riaccompagnava a casa dopo una pizza in famiglia a Ferrara.

Il terribile episodio risale al 20 novembre del 2019 quando il venticinquenne si scagliò contro l’anziana donna di 71 anni riempiendola di colpi fino a causarle un infarto fatale, uccidendola.

Una aggressione brutale che, secondo l’accusa, è durata per circa quindici minuti durante i quali il ragazzo al volante della vettura ha anche perso il controllo del mezzo, attraversando due incroci tra cui uno col semaforo rosso.

Per lui l’accusa aveva chiesto la condanna per il reato di omicidio volontario con dolo eventuale ma la Corte d’assise di Ferrara ha accolto in parte le tesi difensive riqualificando il reato in omicidio preterintenzionale.

Dare sfogo alla rabbia

Per La Procura da parte di Alessio vi era la “consapevole accettazione dell’eventualità della morte” dell’anziana nel suo “dare sfogo alla propria rabbia, continuano a percuotere la nonna fino agli istanti precedenti la sua definitiva perdita di coscienza e la morte”.

Per i pm il ragazzo sapeva dei problemi fisici della donna; ma con una “estrema e incontenibile rabbia lo ha spinto a percuotere la nonna per almeno 15 minuti”; e ha “accettato qualsiasi conseguenza, incurante anche della sua incolumità, visto che l’auto procedeva senza controllo”.

“Non si poteva parlare di omicidio volontario perché il mio assistito non voleva la morte della nonna; e non è detto che conoscesse il quadro clinico e le conseguenze del suo gesto”.

Ha spiegato invece l’avvocato del 25enne, Pasquale Longobucco, ricordando che la perizia medico-legale ha stabilito che la donna non è morta solo per le botte; che sono state una concausa di un infarto.

“L’Assise ha riconosciuto le nostre argomentazioni riqualificando i fatti. Certo avremmo preferito un altro tipo di pena; ma è una buon base da cui partire per l’appello una volta lette le motivazioni”. Ha aggiunto il legale la sui tesi difensiva puntava anche su un presunto problema psicopatologico dell’imputato, non riconosciuto dai giudici.

Per Pier Paolo Alessio condannato anche alle pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e all’interdizione legale per la durata della pena. (fanpage.it)

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