Uccise in modo efferato l’amante incinta: condannato all’ergastolo

Redazione
Uccise in modo efferato l’amante incinta: condannato all’ergastolo

Uccise in modo efferato l’amante incinta: condannato all’ergastolo. Ergastolo per Antonino Borgia, l’imprenditore di Partinico (Palermo) accusato di avere ucciso il 22 novembre 2019 la sua amante, Ana Maria Lacranioara Di Piazza, incinta di quattro mesi.

La sentenza è stata emessa poco fa dalla Corte d’Assise di Palermo. L’uomo, che ha confessato l’omicidio, ha sempre negato di aver premeditato il delitto, dicendo che “non so cosa mi è passato per la testa”.

Alla fine della requisitoria il sostituto procuratore Chiara Capoluongo ha chiesto l’ergastolo, richiesta che oggi è stata accolta dalla Corte, presieduta da Sergio Gulotta. La ragazza di 30 anni, di origine romena, fu prima inseguita per strada e poi uccisa.

Così scrisse ilgazzettino.it dell’omicidio il 2 dicembre 2019

Qualche giorno fa il femminicidio di Palermo, con il 51enne Antonino Borgia che ha ucciso l’amante Ana, 30 anni, incinta di tre mesi, ha sconvolto l’Italia. La trasmissione Quarto Grado, nella puntata andata in onda venerdì sera, ha diffuso la confessione di Antonino.

L’uomo fu difeso nei giorni dopo l’omicidio dalla moglie prima e dal padre poi, tra le polemiche e con la rabbia della famiglia della vittima. «L’ho colpita col coltello alla pancia, lei è scappata, l’ho fatta risalire in auto – racconta il killer.

Le ho detto che l’avrei portata in ospedale. Poi l’ho finita a bastonate». Un racconto choc da parte dell’uomo che ha massacrato la giovane amante, 21 anni meno di lui. «Ho detto a mia moglie che andavo a giocare a carte con gli amici e sono andato a prenderla.

Abbiamo fatto una sosta, lei mi ha fatto un rapporto orale», continua il racconto. «Ci saremmo dovuti vedere la mattina dopo per darle i soldi che mi aveva chiesto. Non sarebbero stati tremila euro, ma qualcosa potevo darle.

Col coltello l’ho colpita alla pancia

Aspettavo un cliente che doveva pagarmi, non arrivava, così abbiamo avuto una discussione: non so cosa mi è scattato, ho preso il coltello che avevo in macchina e l’ho colpita alla pancia». Un raptus improvviso, poi finito ancora peggio.

“Lei è scappata, ha iniziato a chiedere aiuto. Io sono sceso dietro di lei, ero senza pantaloni. L’ho seguita, le ho detto che l’avrei portata in ospedale, e lei è risalita in macchina”. Poco dopo Ana, seduta sul sedile posteriore, lo avrebbe aggredito alle spalle.

“A quel punto mi sono fermato, sono sceso e ho iniziato a picchiarla. Ho usato un altro coltello, con quello l’ho colpita ripetutamente, ovunque si girava, da tutte le parti, poi mi sono rimesso in macchina e sono ripartito.

Ana soffriva, era agonizzante, ho trovato un bastone per strada e l’ho colpita in testa per finirla». Infine, l’epilogo: «Poi ho ripreso il coltello e l’ho colpita al collo. Poi sono andato a lavoro, ho cercato di non destare sospetti».

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