Verona, 56enne si suicida in carcere
Verona, 56enne si suicida in carcere: è il nono suicidio in Italia da inizio anno. Nella struttura carceraria si tratta del quarto suicidio in pochi mesi.
Un’altra tragica fine si è consumata nel buio dei cancelli del carcere di Verona, uno dei luoghi più spaventosi della città. Un uomo, proveniente dalla profonda Sicilia, ha deciso di porre fine alla sua esistenza tormentata.
Aveva 56 anni e si trovava in una sezione riservata ai criminali considerati responsabili di crimini atroci contro l’umanità. Proprio lì, sconta la sua pena anche Filippo Turetta, un uomo che ha lasciato un’ombra oscura sulla storia di questa città.
Già nove suicidi
Quest’atto disperato non fa che accrescere il terribile conto dei suicidi all’interno delle mura carcerarie italiane. Nove già si sono persi in questo anno appena iniziato, quattro solo nel penitenziario di Montorio in soli due mesi.
Ma non è tutto, anche un membro delle forze dell’ordine si è unito a questo macabro bollettino. “Gli angeli della morte si aggirano tra queste mura”, lo dice convinto il segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, Gennarino De Fazio.
“Non possiamo restare inerti davanti a tale sofferenza e macabra danza di morte. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio sembra essere caduto nel silenzio e nella rassegnazione, senza proporre alcuna soluzione concreta alla carneficina che si sta consumando”.
La richiesta di De Fazio è chiara e urgente
Il governo deve agire immediatamente per porre fine a questa emergenza. In primo luogo, occorre potenziare gli organici delle figure professionali che lavorano all’interno delle carceri, a partire dalla Polizia penitenziaria che soffre di una carenza di ben 18.000 unità.
Inoltre, bisogna ridurre la sovraffollamento carcerario che raggiunge ormai il 130%. È possibile farlo attraverso una gestione sanitaria mirata per i detenuti affetti da disturbi mentali e percorsi alternativi per coloro che lottano contro la dipendenza da droghe.
Il Parlamento deve prendere posizione e approvare una legge che riformi l’intero sistema penitenziario, riprogettando completamente il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e quello della giustizia minorile e comunitaria.
Ogni istante perso nel prendere decisioni concrete alimenta soltanto il conteggio tragico dei morti. In questo inferno oscuro e silenzioso dove le anime sono imprigionate, è indispensabile che la Luce della Giustizia brilli e riporti la speranza in quegli occhi vuoti e decadenti.
Solo così potremo fermare questa devastante conta dei morti e ricordare loro come uomini piuttosto che numeri senza vita.