Vita Carrapa lascia 3 milioni di euro di eredità alla Asl
La donna prima di morire aveva anche suggerito di destinare la somma alla costruzione di un ospedale. I soldi dirottati su una palestra

Vita Carrapa lascia 3 milioni di euro di eredità alla Asl. La donna prima di morire aveva anche suggerito di destinare la somma alla costruzione di un ospedale. I soldi dirottati su una palestra.
«Vi lascio in eredità tutto il mio patrimonio, tre milioni di euro: costruite un ospedale e aiutate chi è in difficoltà». Con queste parole, Vita Carrapa, scomparsa nel 2019 all’età di 95 anni, aveva espresso le sue ultime volontà.
Residente a Lecce, aveva destinato l’eredità alla Asl con l’auspicio di migliorare i servizi sanitari per la sua comunità. Sebbene non fosse specificato un progetto dettagliato per un nuovo ospedale, nel testamento si parlava di una generica «struttura sanitaria di cura e assistenza».
Inoltre, aveva fissato un limite di cinque anni: entro tale termine la struttura doveva essere realizzata, altrimenti il denaro sarebbe dovuto passare all’Ispe, l’ente che gestisce la casa di riposo di Maglie, per migliorare i servizi per gli anziani o costruirne una nuova.
Eredità usata per creare una palestra riabilitativa
Oggi, sei anni dopo la sua morte, nulla di quanto desiderato da Vita Carrapa ha preso forma. L’eredità, infatti, è stata impiegata per creare una palestra riabilitativa ad alta tecnologia, situata al piano terra dell’ex ospedale di Maglie, ora trasformato in Presidio territoriale di assistenza (Pta), e descritta dalla Asl come un «Presidio riabilitativo distrettuale».
Questo progetto non soddisfa Antonio Giannuzzi, fiduciario di Vita Carrapa e presidente del Comitato pro ospedale del Sud Salento: «La signora Carrapa voleva finanziare un nuovo ospedale tra Melpignano e Maglie o, perlomeno, sostenere le cure per gli anziani».
Inoltre, il progetto doveva essere completato entro il 9 maggio 2025, ma di una conclusione dei lavori non vi è traccia. Il direttore generale della Asl di Lecce, Stefano Rossi, ha difeso le decisioni prese, affermando che i fondi sono stati utilizzati «in perfetta coerenza con le disposizioni testamentarie».
Tuttavia, il Comitato contesta questa interpretazione: non solo la struttura realizzata non rispecchia le volontà originarie, ma anche la clausola dei cinque anni sembra essere stata ignorata, poiché i fondi non sono stati trasferiti all’Ispe come previsto.