Zaia, fase 2 Veneto: “Basta movida o si richiude”
Fase 2 Veneto, Zaia: “Basta movida o si richiude”. “Siamo ancora subissati da segnalazioni su assembramenti di giovani fuori dai bar. Ne ho parlato con i colleghi presidenti di Regione: è un problema che rilevano tutti, siamo tutti preoccupati perché c’è un clima di festa, di ‘liberi tutti che deve preoccuparci”.
Lo ha sottolineato il presidente del Veneto, Luca Zaia oggi nel punto stampa nel corso del quale ha rilanciato “l’appello al rispetto delle regole”, perché altrimenti ha ammonito nuovamente. “Siamo attenti al modello matematico e all’evoluzione dell’epidemia. Dall’apertura del 18 maggio dobbiamo aspettare una settimana/dieci giorni, e se si rileveranno nuovi contagi ed un rinfocolarsi dell’epidemia dovremo andare a nuove chiusure, nuove restrizioni e magari quarantene per eventuali nuovi focolai.
Ricordo che bastano 2- 3 casi in una stessa località perché venga considerato un nuovo focolaio. Per questo – ha concluso – ci vuole molta prudenza e rinnovo la mia preghiera per accettare questo piccolo sacrificio dell’uso della mascherina almeno fino al 2 giugno”.
Quindi il governatore ha annunciato ricorso contro l’esclusione dagli aiuti alle zone rosse del Veneto. “Noi abbiamo dato l’incarico al professor Bertolissi per ricorrere al Tar e alla Corte Costituzionale perché il decreto va buttato nel cestino e riscritto. Andiamo davanti a chiunque perché questo decreto e’ offensivo per i veneti”.
“Non abbiamo solo Vo, ma anche Treviso, Venezia e Padova. Sono tutte zone rosse istituite l’8 marzo che – ha ricordato Zaia -arrivavano in coda ai 10 comuni del Lodigiano. Dopo 24 ore da quell’8 marzo tutta Italia diventa zona rossa ma nessuno ha revocato le nostre zone rosse. Tutte poi sono state revocate il 13 di aprile. Ma, magia… sono sparite tutte le zone rosse del Veneto e sono rimaste quelle di Lombardia ed Emilia Romagna. Ed è imbarazzante vedere quello che sta accadendo: cioè le zone rosse del Veneto sono state escluse dagli aiuti previsti nel decreto, i 200 milioni di euro”.
Il dibattito
Zaia ha spiegato che “c’è stato prima un dibattito per la dimenticanza delle zone venete rosse, poi una prima stesura rispettosa delle nostre rimostranze che poi è diventata legge una legge in maniera irrituale, e i giuristi dicono di non aver mai visto una cosa del genere, e che è finita in Gazzetta con un nuovo testo dove noi siamo scomparsi”, ha stigmatizzato.
Quindi ha annunciato per domani l’ulteriore ordinanza che tratta di diversi temi, e per primo quello dei centri estivi e delle scuole per l’infanzia. L’assessore Lanzarin ha già preparato da 10, 15 giorni le linee guida per la riapertura”.
Il turismo
Quanto al turismo “ricordo che il Veneto per la crisi legata al coronavirus ha perso finora 50mila posti di lavoro. 35 mila nel settore del turismo. Il Veneto è la prima regione turistica d’Italia con un fatturato di 18 miliardi di euro. E quindi, nel rispetto delle regole sanitarie spero si vada ad una Schengen sanitaria. E che non ci siano più limiti dettati dalle quarantene nei Paesi d’arrivo dei turisti. Una soluzione potrebbe essere quella dei tamponi alla partenza dal Paese d’origine”, ha ipotizzato.
“Mi auguro – ha affermato Zaia – che il ministero degli Esteri faccia sentire forte la sua voce. Perché non si senta più parlare di ‘corridoi’ di flussi turistici diretti da Germania ed Austria verso la Croazia che tagliano fuori le spiagge dell’Adriatico”, ha concluso.