Agrigento: processo per il 69enne che sparò e uccise 17enne
Agrigento: processo per il 69enne che sparò e uccise 17enne. Ci son voluti la bellezza di 10 anni per processare Calogero Pietro Falco Abramo, che nel 2013 ammazzò un giovane 17enne.
Il giovane è ucciso perché sospettato di aver rubato insieme ad alcuni amici all’interno di un’abitazione di Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento. Il ragazzino morì sotto i colpi di arma da fuoco in un agguato teso dal 69enne in cui rimase ferito anche un suo amico.
Dopo dieci anni, un 69enne è rinviato a giudizio per aver sparato. Secondo l’accusa si tratta di Calogero Pietro Falco Abramo, di Racalmuto, proprietario dell’immobile di Palma di Montechiaro dove la mattina del 23 ottobre 2013 furono rubati una tv e altri oggetti di valore.
Per gli inquirenti, l’uomo puntò l’arma da fuoco contro l’automobile nella quale si trovavano il 17enne e i suoi amici, cogliendoli del tutto di sorpresa.
Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Agrigento ha disposto il processo a carico del 69enne con l’accusa di omicidio aggravato e tentato omicidio ai danni dei 4 amici della vittima.
Scambio di persona
Inizialmente, le indagini avevano portato all’arresto di un 62enne indicato come responsabile da una delle vittime scampate all’agguato. L’uomo però era completamente estraneo ai fatti ed è scagionato poco tempo dopo.
La sera del 23 ottobre, secondo quanto accertato finora, a sparare sarebbe Calogero Pietro Falco Abramo. Stando alla ricostruzione di quella notte, il gruppo di ragazzini si trovava in macchina per trascorrere una serata in compagnia quando il 69enne ha fatto esplodere i colpi di pistola.
Il 17enne morì quasi sul colpo dopo essere colpito alla testa, mentre l’amico fu ferito alle gambe e nonostante le ferite è fortunatamente sopravvissuto. Dopo il fatto, la polizia si è messa sulle tracce dell’omicida senza però trovare particolari indizi.
Su indicazione di una delle vittime, che disse solo di aver visto passare il 62enne poco prima della sparatoria, fu arrestato un uomo che viveva nella zona ma che nulla aveva a che fare con quanto accaduto agli adolescenti.
Le investigazioni
La pista investigativa secondo cui la sparatoria sarebbe una rappresaglia per degli schiamazzi fu smontata quasi subito, ma negli anni successivi la svolta non è mai davvero arrivata.
Ora però è accertato che l’agguato è avvenuto con l’aggravante della premeditazione e, secondo l’accusa, il 69enne ora rinviato a giudizio avrebbe premuto il grilletto dopo essersi appostato in un luogo buio e isolato, convinto che il gruppo di adolescenti avesse rubato tv e gioielli nella sua casa.