Alfio Torrisi catanese morto alle Bahamas, il mistero della segatura al posto degli organi interni

La morte di Alfio Torrisi è un mistero che getta ombre su chi lo ha assistito nell'ultimo tratto della sua vita

Redazione
Alfio Torrisi catanese morto alle Bahamas, il mistero della segatura al posto degli organi interni

Alfio Torrisi catanese morto alle Bahamas, il mistero della segatura al posto degli organi interni. Sconcertante. Inquietante. Imbarazzante.

La morte di Alfio Torrisi è un mistero che getta ombre su chi lo ha assistito nell’ultimo tratto della sua vita. La Procura di Catania non esclude l’ipotesi di omicidio colposo, apre un’inchiesta ed indica due indagati.

Il proprietario della Techni teak di Riposto e il comandante della nave su cui Alfio lavorava. Ma la verità è ancora più tenebrosa di quanto si possa immaginare.

L’autopsia del corpo è stata impossibile, in quanto privo di organi interni, sostituiti da segatura e fogli di giornali americani per imbalsamarlo. Chi ha potuto fare una cosa del genere? E perché?

La vicenda si prospetta complessa e non fa che aumentare l’alone di mistero che avvolge la morte di Alfio Torrisi . La verità, dietro a tutto questo, è ancora più oscura e imperscrutabile.

La situazione si fa drammatica

È ora cruciale recuperare i “vetrini” dell’ospedale delle Bahamas, l’unico mezzo per fare luce sulla terribile vicenda. La procuratrice facente funzioni, Agata Santonocito, e il sostituto Emanuele Vadalà hanno iniziato l’impegnativa procedura per la rogatoria internazionale.

Tutto è cominciato il 9 novembre del 2023, dopo la denuncia della moglie del falegname, supportata dagli avvocati Antonio Fiumefreddo e Giuseppe Berretta.

La famiglia Torrisi ha denunciato la condizione disumana in cui lavorava il falegname: per 14-16 ore al giorno, senza pause, a cielo aperto in una località dove l’umidità è ai massimi livelli.

Nell’esposto si fa anche riferimento ai soccorsi, che sono stati caratterizzati da una gravissima omissione. L’uomo si sentiva male, aveva un forte mal di testa e faceva fatica a parlare, ma sono trascorse ben tre ore prima che fosse chiamata l’ambulanza.

Poi, il mancato trasferimento dal piccolo ospedale di Freeport a Miami, come invece consigliato dai medici locali, ha aggravato ulteriormente la sua situazione.

Il dramma

Il dramma si consuma davanti ai nostri occhi, e la verità sembra essere sepolta lontano. Ma la giustizia non dorme e farà di tutto per riportare alla luce questa oscura vicenda.

I legali della Techni Teak, gli avvocati Emanuela Fragalà e Concetto Ferrarotto, si trinciano dietro ai loro biechi, neutrali commenti: «in questa fase, non avendo avuto accesso agli atti, non hanno alcuna dichiarazione da fare».

Ma le grida di dolore di Rosaria Torrisi risuonano in modo assordante: «Mio fratello, il mio sangue, stava benissimo, aveva fatto dei controlli medici poco prima ed era sano.

Ma ora non c’è più, lasciando la moglie e un bambino, e noi sorelle e fratelli con papà distrutti. Vogliamo sapere se è morto di lavoro e che fine abbiano fatto i suoi organi. Sembra tutto così assurdo… Non ci daremo pace fino a quando non avremo la verità!».

Le parole di Rosaria risuonano come colpi di martello sulla coscienza di coloro che hanno tentato di nascondere qualcosa. Ma la famiglia di Torrisi non si fermerà fino a quando non vedrà la giustizia compiuta.

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