Coronavirus: avremo più reagenti? E i test sierologici?

Redazione
Coronavirus: avremo più reagenti? E i test sierologici?

Sembra che le difficoltà di approvvigionamento si stiano pian piano risolvendo. Nella circolare del 3 aprile, il ministero della Salute dice però che la carenza di reagenti «potrebbe in futuro acuirsi vista l’elevata domanda internazionale».

Qiagen, società tedesca che produce macchinari di analisi diagnostica in dotazione a molti laboratori lombardi, ha spiegato che «la domanda sta esplodendo» e «sta mettendo alla prova la nostra capacità di rifornire certi kit di estrazione di RNA usati per il virus SARS-CoV-2».

Qiagen ha aumentato la produzione negli stabilimenti in Germania, Stati Uniti e Spagna, aumentando a tre i turni giornalieri dei dipendenti, sette giorni a settimana. Inizialmente la produzione media era di 1,5 milioni di kit al mese, ma l’obiettivo è produrne 10 milioni al mese entro fine giugno e 20 milioni al mese a fine anno.

E i test sierologici?

Sono test completamente diversi, che si basano su un piccolo campione di sangue che viene analizzato in cerca degli anticorpi alla COVID-19, la cui presenza indica che un paziente è stato infetto al coronavirus. Questi test hanno il vantaggio di essere molto più rapidi ed economici da fare.

Il problema però è che sono ancora in fase di perfezionamento, e sulla loro affidabilità non c’è accordo nella comunità scientifica: tra le tante cose che non sappiamo del coronavirus c’è il funzionamento degli anticorpi e la loro permanenza nel sangue. Visto poi che gli anticorpi compaiono diversi giorni dopo l’eventuale manifestazione dei sintomi, è un test valido per individuare gli infetti a posteriori, e non per scoprire i contagi attuali.

Ci sono però paesi, come il Regno Unito e la Germania, che ci stanno investendo molto, e negli ultimi giorni diverse regioni italiane, compresa la Lombardia, hanno parlato di un possibile loro impiego nelle prossime settimane. L’Istituto Superiore di Sanità ha avviato la validazione di diversi di questi test, sottolineando che sarà importante farli uniformemente tra le varie regioni.

Per ora si ritiene che i test sierologici saranno importanti soprattutto nella fase successiva dell’epidemia da coronavirus, quella delle riaperture e poi del graduale ritorno alla vita di tutti i giorni. Anche se non sappiamo ancora con certezza se ci si possa riammalare di COVID-19, passata l’emergenza diventerà importante testare campioni rappresentativi della popolazione per capire chi si è ammalato manifestando sintomi lievi o nessun sintomo.

Se si concludesse che chi è già stato malato può avere contatti sociali senza rischi di contagio o di essere contagiati, poi, i test sierologici potrebbero essere un modo rapido ed efficiente di verificare chi ha già preso il coronavirus e chi no, e quindi anche chi possa tornare al lavoro e in che modalità.

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