Covid, muore Pietro Mascolo il re del panuozzo di Gragnano

Redazione
Covid, muore Pietro Mascolo il re del panuozzo di Gragnano

Covid, muore Pietro Mascolo il re del panuozzo di Gragnano. Morto all’età di 68 anni Pietro Mascolo, il Re del panuozzo di Gragnano, in provincia di Napoli. Era ricoverato in ospedale nella città partenopea.

Era nel reparto malattie infettive dell’ospedale Cotugno di Napoli, dove si trovava a causa del Coronavirus che aveva contratto nelle scorse settimane. La sua attività era, da sempre, conosciutissima in tutta la regione, proprio per quel “panuozzo di Mascolo a Gragnano” che da decenni era rinomato ovunque.

Appena tre anni fa, la famiglia di Pietro Mascolo aveva avuto un altro pesantissimo lutto: era scomparso infatti a causa di un aneurisma il figlio Ciro di soli 40 anni, che lasciò l’amata moglie e due figli.

“Mi hai donato il tuo stesso carattere, forte, fiero, che non lascia vedere le tue emozioni, ma dal cuore grande”, il commiato del figlio Fiorenzo su Facebook, che lo ha ricordato con una foto in cui Pietro Mascolo era circondato da figli e nipoti.

“Ti piaceva averci tutti in torno a te in ogni occasione. Adesso vai: sei con Ciro, quel pezzo del tuo cuore che il destino ti ha strappato troppo presto. Da quel giorno sei cambiato, ti eri chiuso, non eri più lo stesso.

Solo tu conoscevi il dolore che ti portavi dentro, ma non hai mai trascurato il tuo senso di padre e nonno”, ha aggiunto ancora Fiorenzo. “Adesso vai sei con Ciro nessuno te lo potrà più togliere, resterete insieme per sempre. Dai un forte abbraccio da parte mia a Ciro e Laura. Buon viaggio papà”, ha concluso il figlio di Pietro Mascolo.

Per tutti il re del panuozzo di Gragnano che ha fatto da sfondo a tantissime serate di giovani e meno giovani di tutta la Campania e punto di riferimento gastronomico la cui fama spesso ha superato i confini regionali.

Ladro confessa al prete il furto e restituisce i reperti di Paestum

Oltre 200 monete antiche, sparite dal sito degli scavi di Paestum (Salerno), sono state restituite al Parco archeologico da un prete della zona: il sacerdote le aveva ricevute durante la confessione da un uomo che gli aveva chiesto di farle recapitare al direttore, Gabriel Zuchtriegel, conservando l’anonimato.

I reperti sono stati analizzati, tra gli originali antichi c’erano anche delle monete false realizzate in maniera professionale. Si tratta dell’ultima di una serie di restituzioni, avvenute spesso in forma anonima e con modalità simili.

Le monete sono state analizzate dal professor Federico Carbone, numismatico dell’Università di Salerno, che ha appurato la presenza di 7 falsi; delle altre 201 originali, 5 sono in argento, una medaglietta è in alluminio e le restanti sono in lega di rame.

Restituiti anche 7 altri oggetti di vario materiale. “Tra le monete di distinguono due insiemi piuttosto omogenei – ha spiegato Carbone –  il primo è rappresentato dai bronzi della zecca di Paestum (soprattutto esemplari dal III sec. a.C. e fino all’età augustea).

Il secondo è composto da ‘follis’ e frazioni di ‘follis’ compresi tra la metà e la fine del IV secolo a.C. Non mancano alcuni bronzetti di Poseidonia, di Velia e di media età imperiale. Soltanto un paio sono moderne.

Un buon numero, sempre riferibili a queste stesse serie, risulta illeggibile a causa dello scarso grado di conservazione. Inoltre, 45 esemplari potrebbero restituire maggiori informazioni a seguito di interventi di pulizia. La composizione del nucleo, quindi, rispecchia grosso modo quanto generalmente si rinviene nel territorio pestano”.

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