Gilet Gialli: scontri e cariche a Parigi. Fermate 220 persone
Gilet Gialli: scontri e cariche a Parigi. Fermate 220 persone. Arresti, auto in fiamme e lacrimogeni. A quasi due anni dalla nascita del movimento, nell’autunno del 2018, i gilet gialli sono tornati a “sfilare”.
Tornati in una Francia alle prese con il preoccupante rimbalzo dei contagi da Covid-19: una media di oltre 9 mila casi quotidiani.
Da Parigi a Marsiglia, da Strasburgo a Lione, è Jérôme Rodrigues, uno dei leader dei gilets, a esortare le piazze alla “disobbedienza civile completa”.
Rifiutando di mostrare documenti di identità alla polizia che ieri aveva cinturato le zone a rischio della capitale, a partire dall’Eliseo e dalla sede del governo.
Sotto il peso dei lacrimogeni, già a metà pomeriggio, la prefettura di Parigi dichiarava 220 fermi e 86 persone prese in custodia su un totale di circa 2 mila. Il motivo? Aver portato con loro “cacciaviti, tronchesi, coltelli, picconi”.
Il tentativo di smagliare il gomitolo giallo che si era dato appuntamento in 4 zone della città è riuscito solo in parte.
Perché nonostante i divieti i gilets si sono radunati, fino a scagliarsi contro la sede del canale BfmTv: “No ai media della propaganda oligarchica!”, il messaggio rilanciato da Rodrigues.
Dopo aver preso di mira la polizia, paragonata a “una banda di nazisti”, sarà denunciato dall’emittente tacciata di “stare con il potere”.
Puntualmente, i gilets hanno puntato pure gli Champs deviando dai percorsi assegnati e trovando una “convergenza di lotta” con decine di No-Mask, che ieri ne hanno approfittato per farsi beffe delle misure in vigore a Parigi per unirsi ai gilets senza dispositivi di protezione.
È l’evoluzione della protesta post-lockdown
Diverse recriminazioni e l’Eliseo come bersaglio. Il conflitto sociale non si è placato con l’emergenza che il premier Jean Castex definisce “chiaramente peggiorata”. Anzi, cambia pelle e dà vita ad alleanze inedite.
La maggior parte dei gilet gialli lo sono dall’inizio, come Maxime Nicolle, alias “Fly Rider”. Altri si sono uniti alla protesta e insieme respinti dalle forze dell’ordine con gas e granate di disaccerchiamento.
Ma ieri hanno sfilato con loro a Parigi anche una cinquantina di proprietari di night club e autisti di VTC.
“Siamo fermi dal 13 marzo, oggi siamo in agonia”, spiega Morgan Dalle, che gestisce la discoteca L’Antique a Béthune (Pas-de-Calais).
“Non abbiamo avuto un aiuto specifico”. “La rabbia c’è, nelle case, nelle aziende intorno alle macchine del caffè. Potrebbe non essere gialla, ma è comunque lì”.
Mobilitazione anche nelle province, con circa un centinaio di raduni dei gilets
Perfino nella Marsiglia a “circolazione attiva del virus” una manifestazione non dichiarata nel porto vecchio ha fatto registrare tensioni. A Montpellier, polizia schierata in Place de la Comédie e qualche scontro in serata.
Circa 500 persone a Strasburgo avevano invece preso parte a una marcia “per il clima” per denunciare l’inazione del governo di fronte all’emergenza climatica.
Guidati dal nuovo sindaco verde di Strasburgo, Jeanne Barseghian (EELV). Nella metropoli alsaziana il grido è stato “siamo più caldi del clima”.
Tra i promotori, Greenpeace, Alternatiba e Alsace Nature. Qui sono i gilet ad accodarsi, raggiungendo la marcia verde con la speranza di attrarre partecipanti a un polo anti-governativo.
Formalmente non esiste, ma puntualmente si ritrova nei fatti a marciare fianco a fianco contro Emmanuel Macron chiedendo più giustizia sociale e referendum di iniziativa popolare. Fonte IlGiornale