Il principe Carlo tradì Lady Diana. E lei lo fece vergognare

Redazione
Il principe Carlo tradì Lady Diana. E lei lo fece vergognare

Il principe Carlo tradì Lady Diana. E lei lo fece vergognare. Gli anni della separazione e del divorzio rappresentarono per Lady Diana la fase della maturazione. Uno spartiacque tra i sogni dell’ingenua ragazza inglese di buona famiglia e la dura realtà della principessa triste e delusa dall’amore. Può sembrare paradossale ma per Lady Diana le umiliazioni subite a corte, furono una vera e propria scuola di vita.

L’abito della vendetta

Insegnamenti che suo malgrado la principessa dovette imparare, non senza una buona dose di sofferenza. C’è, però, un evento in particolare, una serata di 26 anni fa, in cui Lady Diana abbandonò in maniera definitiva la ragazzina che era stata per diventare una donna sicura di sé e glamour. Il 26 giugno 1994, quando la madre di William e Harry indossò l’ormai storico “Revenge Dress”, “l’abito della vendetta” diventato un simbolo di rivalsa.

Quella notte Diana toccò il fondo e risalì verso un futuro che sperava sfolgorante. Dimostrando di aver appreso bene le difficili lezioni impartite dalla vita tra le mura di Buckingham Palace. Se uno scrittore volesse convertire la storia della principessa del Galles in un romanzo di formazione, forse sceglierebbe come “istante di rinascita” proprio la notte in cui Lady Diana infranse tutte le regole del protocollo. Scegliendo un abito che nessuno avrebbe mai pensato di vederle indosso.

La principessa non ne poteva più dell’indifferenza e dei tradimenti del principe Carlo. Lo aveva ricambiato con la stessa moneta. Cercato di attirare la sua attenzione in ogni modo, ma non c’era stato nulla da fare. Il matrimonio non funzionava. I due erano troppo diversi e nel cuore dell’erede al trono c’era posto solo per Camilla Parker Bowles.

Camilla Parker Bowles

Una figura ingombrante per Diana, una nemica impossibile da battere. Neppure la nascita di William e Harry era riuscita a dare un po’ di ossigeno a un’unione naufragata prima ancora di prendere il largo. Camilla sempre ben presente tra Carlo e Diana anche quando era fisicamente assente. La situazione degenerò, il gossip dei tabloid non dava tregua alla coppia reale, così il principe Carlo decise di mettere un punto all’intera vicenda.

Concordò un’intervista con Jonathan Dimbleby sulla televisione pubblica. E pronunciò con un proverbiale aplomb britannico le parole che sarebbero rimaste impresse nella storia della royal family inglese. Dimbleby chiese all’erede al trono se fosse sempre stato fedele alla moglie. Carlo confessò: “Sì, fino a quando non si è irrimediabilmente spezzato tutto”. Con questa frase il principe ammise le sue colpe. Ma, nello stesso tempo, puntualizzò in maniera indiretta di non essere l’unico responsabile della separazione.

Lady Diana sapeva che il 29 giugno sarebbe stato il giorno della resa dei conti. Il giorno in cui i problemi del suo matrimonio sarebbero diventati di dominio pubblico. Aveva due possibilità davanti a sé. Chiudersi tra le mura di Kensington Palace, a piangere su una nuova umiliazione. Oppure raccogliere il coraggio e reagire subito, prima che la paura e i nuovi pettegolezzi conseguenti all’intervista la facessero vacillare. La principessa optò per la seconda strada, la più difficile. Dimostrando tanto ai suoi ammiratori quanto ai suoi detrattori che non era ancora stata sconfitta. Però aveva bisogno di far notare la sua presenza.

Mostrandosi in pubblico proprio la sera in cui suo marito ammetteva le infedeltà. Lady Diana voleva dare un messaggio inequivocabile alla royal family, vendicandosi dei torti subiti con eleganza. L’ex stilista della principessa Anna Harvey raccontò che Diana voleva abbagliare il pubblico, stupirlo. L’occasione era già stata servita su un piatto d’argento.

Il 29 giugno 1994, infatti, era in programma un garden party alla Serpentine Gallery di Londra, in Hyde Park. Una raccolta fondi organizzata da Vanity Fair. Un evento molto importante per l’aristocrazia e il jet set inglese. E con una copertura mediatica garantita. Mancava, però, l’emblema della vendetta. Secondo il Telegraph la principessa del Galles aveva già pianificato di indossare un favoloso abito della maison Valentino. La casa di moda aveva perfino emesso il comunicato stampa relativo all’evento. Il vestito era perfetto, in tono con la serata, ma forse non era esattamente ciò che Lady Diana voleva.

La sua immagine

Chissà se l’ormai ex moglie di Carlo si fermò a riflettere sull’importanza della sua immagine. Sull’impronta che aveva intenzione di dare al suo futuro da quella sera in poi. Probabilmente sì. È possibile che Lady Diana si sia resa conto di quanto il look fosse fondamentale per definire la donna che sarebbe diventata. E abbia agito di conseguenza. All’ultimo minuto la principessa mise da parte l’abito di Valentino e ne scelse un altro. Creato dalla stilista greca Christina Stambolian.

La designer aveva realizzato quell’abito tre anni prima dell’evento londinese. Lady Diana, però, lo aveva giudicato “troppo audace” per il ruolo che ricopriva a corte. Tubino nero, aderente, corto fin sopra le ginocchia, spacco laterale molto poco principesco. Décolleté in mostra grazie a un profondo scollo “a barca”. Braccia scoperte, quel vestito infrangeva tutte le regole del protocollo reale. Esattamente ciò che serviva alla principessa.

Il “Revenge Dress” avrebbe gridato al principe Carlo: “Guarda cosa ti sei perso” e alla royal family: “Non ho bisogno di essere una principessa. Non mi importa di essere un’altezza reale, mi basta essere me stessa, Diana Spencer”.

I giornali si scatenarono

Kerry Taylor, proprietario della casa d’aste che nel 2013 vendette alcuni degli abiti più iconici di Lady D. spiegò.”L’abbiamo chiamato “The Revenge Dress”. Lo indossava quella stessa sera in cui il principe Carlo confessava il suo adulterio con Camilla. Diana aveva un impegno pubblico alla Galleria Serpentine. E in tanti avrebbero potuto pensare ‘non posso affrontare questa cosa’, Diana si è presentata con quel vestito e aveva un aspetto magnifico”. Fonte IlGiornale.it

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