Ndrangheta, blitz contro una cosca nel Reggino: 9 arresti e sequestri

Redazione
Ndrangheta, blitz contro una cosca nel Reggino: 9 arresti e sequestri

‘Ndrangheta, blitz contro una cosca nel Reggino: 9 arresti e sequestri. Concorso esterno con la ‘ndrangheta, autoriciclaggio, intestazione fittizia e trasferimento fraudolento di valori.

La Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha inferto un altro durissimo colpo alla ‘ndrangheta di Sant’Eufemia d’Aspromonte legata alla potente cosca Alvaro di Sinopoli.

È scattata l’operazione “Eyphemos 2”, la naturale prosecuzione dell’inchiesta che, a febbraio, aveva portato all’arresto di numerosi esponenti mafiosi e di politici come il sindaco Domenico Creazzo che era stato appena eletto consigliere regionale di Fratelli d’Italia.

A pochi giorni dalla decisione della Cassazione di confermare i domiciliari per Creazzo, nei confronti di altri indagati stamattina la squadra mobile ha eseguito l’ordinanza di custodia cautelare.

Emessa dal gip su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dell’aggiunto Gaetano Paci e del sostituto della Dda Giulia Pantano.

Nove gli arresti

Nove in tutto gli arresti: per quattro indagati il giudice per le indagini preliminari ha disposto il carcere mentre, altri cinque sono finiti ai domiciliari.

Gli investigatori della squadra Mobile e del commissariato di Palmi stanno eseguendo anche numerose perquisizioni e sequestri di imprese, società, bar, ristoranti e beni immobili.

Complessivamente è di circa 2 milioni di euro il valore dei beni a cui sono stati applicati i sigilli.

I sequestri sono avvenuti non solo a Sant’Eufemia d’Aspromonte, ma anche fuori dalla Calabria: a Milano, Ancona, Pesaro e Urbino.

In particolare, la Dda ha colpito l’impero del boss Domenico Laurendi, detto “Rocchellina”.

È lui, già in carcere da febbraio, il principale indagato dell’operazione “Eyphemos 2” nell’ambito della quale la Procura di Reggio Calabria ha chiesto e ottenuto dal gip una nuova misura cautelare per autoriciclaggio e intestazione fittizia.

La Dda, infatti, ha fatto luce su un’ampia serie di delitti posti in essere dal boss; e dai suoi sodali per occultare i beni derivanti dalle attività delittuose.

Laurendi si è visto quindi sequestrare tutto il suo complesso imprenditoriale, societario e immobiliare.

Accumulato, secondo gli inquirenti, attraverso l’infiltrazione della cosca negli appalti.

In questo “Rocchellina” avrebbe cercato di ripulire i proventi illeciti, penetrare nel tessuto economico-commerciale e mascherare i beni stessi da apprensioni giudiziarie.

Il suo scopo era quello di affermare il potere territoriale della cosca ed amplificarne quello economico.

Tra gli arrestati ci sono anche un commercialista, un imprenditore e un’impiegata accusati di concorso esterno per aver aiutato il sistema criminale riconducibile al boss “Rocchellina”.

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