Nuova Zelanda: recuperati sei corpi dopo l’eruzione del vulcano

Redazione
Nuova Zelanda: recuperati sei corpi dopo l’eruzione del vulcano

Nuova Zelanda: recuperati sei corpi dopo l’eruzione del vulcano. La polizia della Nuova Zelanda ha recuperato i corpi di 6 delle 8 persone disperse sull’isola di White Island in seguito all’eruzione del vulcano di lunedì pomeriggio. Il capo della polizia, Mike Bush, ha detto che almeno uno dei due corpi ancora da recuperare si trova sott’acqua, e per questo sono stati inviati dei sommozzatori sul posto.

Sedici morti il tragico bilancio

In tutto al momento dell’eruzione c’erano sull’isola 47 persone. Ne sono morte 16, ma inizialmente erano stati recuperati solamente 8 corpi. Oltre ai morti, ci sono state decine di feriti, di cui 20 ricoverati in terapia intensiva a causa delle gravi ustioni. Le operazioni di recupero degli otto dispersi sono state rese particolarmente pericolose dall’elevato rischio di una nuova eruzione.

Il vulcano Whakaari

Whakaari Il nome Māori dell’isola è Te Puia o Whakaari, che significa “Il vulcano drammatico”. L’isola fu ribattezzata White Island (“Isola Bianca”) dal capitano Cook il 1 ottobre 1769 perché gli apparve avvolta in una colonna di vapore bianco. Cook non registrò però che si trattava di un vulcano. Il nome ufficiale è Whakaari/White Island, anche se nel mondo anglosassone viene usato solo l’appellativo di White Island.

Estrazione dello zolfo

Negli anni, è stato tentato in varie occasioni di sfruttare l’isola commercialmente. In particolare, lo coltivazione di miniere di zolfo sembrava essere un’attività economicamente vantaggiosa. Lo zolfo era usato come agente antibatterico nelle medicine, in quell’epoca dove gli antibiotici non erano stati ancora inventati; era usato anche per la costruzione di fiammiferi e per sterilizzare i tappi di sughero.

Sono stati effettuati tentativi di sfruttamento minerario alla metà del XIX secolo, poi negli anni 1898–1901 e 1913–1914. Il proprietario dell’isola era John Wilson. Lo sfruttamento della miniera venne brutalmente interrotto nel settembre 1914, quando parte del bordo occidentale del cratere sprofondò in un lahar che uccise i 10 operai della miniera, i quali scomparvero nel fango senza lasciare traccia. L’unico a sopravvivere fu il gatto che condivideva con gli operai l’accampamento: venne trovato dalla nave di rifornimenti qualche giorno dopo la tragedia e battezzato “Pietro il Grande”.

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