Rula Jebreal: “Silvia Romano doveva essere protetta”

Redazione
Rula Jebreal: “Silvia Romano doveva essere protetta”

Rula Jebreal: “Silvia Romano doveva essere protetta”. “Silvia doveva essere protetta, le autorità e le istituzioni avrebbero dovuto farlo. Purtroppo così non è stato. Divulgate, tra l’altro, anche informazioni sensibili che, per motivi di sicurezza, non avrebbero mai dovuto essere di dominio pubblico”.

Non è tenera Rula Jebreal nel commentare la gestione del rientro in Italia di Silvia Romano, la cooperante italiana rapita in Kenya e liberato dopo 18 mesi.

“L’incitamento all’odio e alla violenza – aggiunge la giornalista – sono sintomi di una malattia grave che può prendere nomi diversi: sessismo, razzismo e islamofobia. Silvia rischia di essere oggetto di violenza, è stata minacciata e girerà sotto scorta. Esattamente come viveva in Somalia.
Penso tuttavia che questi sentimenti da condannare e da contrastare con assoluta fermezza siano espressione di una sola parte del nostro Paese, perché la maggioranza delle donne e uomini italiani non la pensa così”.
Quanto all’autenticità della conversione di Silvia Romano, Jebreal sottolinea: “Non spetta a nessuno mettere in discussione le scelte personali di una giovane donna. Silvia ha il diritto di elaborare in serenità non solo i suoi traumi ma anche le sue scelte”. A chi ha criticato il pagamento del riscatto, la giornalista risponde: “Considerare uno ‘spreco’ di soldi quelli spesi per salvare una vita è, a mio avviso, un’argomenta di chi ha perso l’umanità”.
Mentre del senatore leghista che è arrivato a definire Silvia Romano “noeoterrorista” dice: “In America subito denunciato per discriminazione religiosa”. Infine, sul velo che copriva anche il capo di Silvia al suo rientro in Italia: “Nei Paesi liberali e democratici il velo è segno di inclusione e tolleranza. Nei Paesi che invece lo rendono obbligatorio diventa un simbolo di oppressione”.

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