Circeo: l’evasione dal carcere di Guido e Izzo. Chi ha aiutato i rampolli? 

Redazione
Circeo: l’evasione dal carcere di Guido e Izzo. Chi ha aiutato i rampolli? 

L’Italia oggi si commuove e s’indigna sul tema femminicidi, emergenza più che mai attuale, ma scolpito nella memoria di tutti è rimasto il ricordo dei tre «signorini» della Roma bene, i «bravi ragazzi» che s’insanguinavano le mani di crimini orrendi. Andrea Ghira, Gianni Guido e Angelo Izzo: nel 1975 torturarono e stuprarono per 36 ore Rosaria Lopez e Donatella Colasanti.

Ma che fine hanno fatto Ghira, Guido e Izzo?

Quello contro i tre aguzzini fu  un processo storico, che si concluse con una condanna esemplare, tra gli applausi delle femministe. Li abbiamo visti essere condannati all’ergastolo. Tuttavia, questa condanna è stata poi trasformata.

Cesare, teorizzatore del «male assoluto» come scorciatoia all’affermazione sociale, oltre a essere stato denunciato per lesioni, pestaggi e «adunanze sediziose», aveva scontato un paio d’anni di galera per una rapina a mano armata commessa nel 1973 in casa di un ingegnere. Con lui c’era Izzo, a sua volta condannato per lo stupro di due ragazzine, una delle quali, il 2 marzo 1974, costretta a un rapporto sessuale con la pistola puntata alla testa.

La prima evasione e l’appello

Un’altra costante della saga criminale sono stati i secondini che fingevano di non vedere e le famiglie che brigavano per far uscire di galera i due rampolli, mentre il terzo si trovava in terra iberica. Guido e Izzo già nel gennaio 1977 tentarono l’evasione dal carcere di Latina: furono bloccati e in seguito ricevettero altri 4 anni di condanna.

All’episodio non fu dato il dovuto peso. Tre anni dopo, il 28 ottobre 1980, al termine del processo d’appello, i giudici decisero di chiudere un occhio sul meno impresentabile (o il più abbiente) dei tre.

L’ergastolo venne confermato al latitante Ghira e all’allucinato Izzo, e fu ridotto a 30 anni a Guido, il «guerriero» che la sera del massacro si era preso una pausa, aveva fatto una volata a Roma per mettersi a tavola con i genitori e farsi servire la cotoletta dalla cameriera in livrea, e poi era tornato a Villa Maresca a seviziare, stuprare, uccidere.

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